Fringe FF: Capitolo 5 The Tin Man Finds His Heart
Continuo con il mio delirio Septembrino nella speranza che il nostro pelato preferito si faccia finalmente vivo nei prossimi episodi anche nei panni di Donald ergo capelluto^^
Capitolo 5
1985, Boston, Over There
Entrai nella grande casa che i Bishop avevano nel centro di Boston, nessuno mi vide, c'era un'atmosfera strana, qualcosa che non riuscivo a cogliere, non ancora.
Era un posto magnifico, arredato superbamente, in tutti gli universi il dottor Walter Bishop amava circondarsi di lusso e raffinatezze, tuttavia, in quel momento sentivo che di quelle cose non gli importava nulla.
Era seduto sul divano con gli occhi fissi con un grande paura dentro al cuore, la stessa paura che provava sua moglie, Elizabeth, quella di non vedere crescere il loro unico figlio, Peter, cercato, voluto, amato ed ora così dannatamente fragile.
Sua moglie, una donna inglese dall'aria sofisticata era seduta nella grande camera del piccolo, a cui stava tenendo la mano, era notte fonda, era sfinita, tutti erano sfiniti, compreso quel bambino, così strano.
O forse sembrava strano a me che non avevo mai visto bambini.
Mi avvicinai notando che Elizabeth era crollata addormentata mentre Peter aveva aperto gli occhi, faticava a dormire, fin da allora, una delle nostre caratteristiche.
Pensai che fosse un peccato che non ne avessimo ereditate altre.
Il bambino chinò la testa di lato, mettendosi a piangere, in silenzio.
Era stremato, però non voleva che i suoi lo vedessero così, temeva di farli soffrire già abbastanza con la sua malattia.
Si considerava un problema e credeva che senza di lui i suoi genitori sarebbero stati più liberi.
Come si sbagliava.
Mi avvicinai ancora di più facendo in modo che mi vedesse tanto non avrebbe ricordato nulla come non avrebbe ricordato nulla nel futuro.
“Ragazzo” lo chiamai
Mi fissò con i suoi occhi stanchi e malati
“Chi sei?”domandò mettendosi a sedere
“Un amico direste voi umani”
“Noi umani? Da dove vieni? Dallo spazio? Mio padre vorrebbe tanto conoscerti allora”
Mossi il capo lentamente
“No. Vengo dal 2609”
Peter sorrise
“Dal futuro?”
“Sì. Abbiamo bisogno di te”
A quel punto il ragazzino sbatté le palpebre
“Voi? Avete bisogno di me? Sono un ragazzino malato che non sa se vivrà fino a domani”
Scossi la testa
“Devi vivere. E' importante. Tu sei importante”
Peter sorrise triste
“E' una bugia?”
“No. Ho visto cosa farai. Per questo sono qui. Volevo scusarmi perché sto per cambiare deliberatamente il corso degli eventi. Lo faccio per noi e per voi.”
“Non ti capisco” rispose il piccolo.
“Neanche io”
Gli posai la mano sulla fronte facendolo crollare in un sonno profondo ed uscì dalla stanza sentendo che gli altri erano altrove.
Loro volevano il ragazzino per se.
Io non ne ero ancora sicuro.
Passai giorni e mesi a vigilare su casa Bishop, in attesa di qualcosa, sapevo che sarebbe successo sentivo che l'altro dottor Bishop passava le sue giornate davanti alla finestra su questo mondo mentre il dottor Bishop di questo lato cercava la cura.
L'avrebbe trovata, lo so.
Ma non doveva essere lui a farlo.
Non doveva.
Nella testa mi riecheggiarono le parole dell'altro dottor Bishop
“Se l'altro Peter non fosse stato malato suo padre non sarebbe stato altrettanto deciso a trovare una cura? Che Dio mi perdoni lo era”
E poi altre
“Ho preso un figlio che non era il mio: che Dio mi perdoni”
Non vi era scelta, né per lui né per me.
Percorsi con la solita calma il lungo corridoio che portava al laboratorio di Walter, del vero padre di Peter, ero calmo, tranquillo e nel contempo mi sentivo bruciare.
Non mi era mai successo.
Aprì la porta fissando quell'uomo così disperato e deciso, sapevo cosa stavo per fare.
Era una scelta scellerata avrei deliberatamente fatto soffrire quell'uomo, sua moglie ed il loro figlio condannandoli ad una vita di ricerca e di attesa, di bugie ed inganni.
Lo avrei fatto per un Bene Superiore.
Quello della mia gente e di loro tutti.
Feci un passo in avanti, l'uomo mi vide turbandosi immediatamente
“Chi sei?”
“Un ammiratore. Mi scusi se l'ho distratta dottor Bishop”
Il suo sguardo mi trapassò da parte a parte tuttavia non vi era odio, solo stanchezza, stava in qualche modo pregando lui che non credeva che nel potere della scienza, si stava appellando a qualcosa.
Avrei voluto indicargli che aveva trovato la cura, avrei voluto farlo, però niente mi distrasse dal mio obiettivo.
Dovevo cambiare il futuro.
E per farlo dovevo fare in modo che il Ragazzo fosse fin dall'inizio figli di due Mondi.
Il dottor Bishop si voltò mentre dentro di me provai qualcosa che gli umani avrebbero definito pietà perché davanti a me si parò l'immagine di lui che beveva angosciato per la sparizione del figlio che io e solo io avevo causato.
L'altro dottor Bishop aveva fatto solo quello che qualunque genitore avrebbe fatto: varcare confini sconosciuti pur di salvare il proprio figlio.
Mi allontanai fingendo angoscia con gli altri per quanto avevo causato
“Vi renderete conto che il momento era importante” provai a giustificarmi per poi sentirmi dire da August esattamente ciò che mi aspettavo
“Il ragazzo è importante. Ti sarà data la possibilità di riparare”
Annuì debolmente mentre il mio pensiero era già altrove, al lago Reiden.
Vidi il piccolo Peter che annegava e vidi il dottor Bishop nel futuro piangeva per questo, devastato dai sensi di colpa mentre i suoi demoni li additavano come mostro.
Guardai il lago ghiacciato con assoluta indifferenza.
Non mi faceva paura il freddo.
Mi tuffai puntando dritto al piccolo non degnando di uno sguardo Walter fino a che non avessi portati in salvo “suo” figlio.
Quanti pensieri nella mente di quest'ultimo.
Troppi.
Paura di essere stato rapito.
Paura di morire.
Voglia di lasciarsi andare all'acqua che lo stava tirando giù nella speranza che altrove sarebbe stato meglio.
Lo presi sui fianchi tirandolo su di peso ripetendogli mentalmente
“Devi vivere. Sei importante”
Sapevo che mi avrebbe sentito.
Lo portai sulla spiaggia ghiacciata accarezzandogli il volto terreo sentendolo tremare per la febbre alta e la paura.
Strano.
Non avevo mai accarezzato nessuno.
Lo avvolsi in una coperta poi tornai a buttarmi per andare a recuperare Walter.
Doveva essere lui a salvarlo.
Avevo bisogno di entrambi.
Li portai all'auto dell'uomo ed iniziai a guidare tra le neve alta, malgrado le apparenze sentivo uno strano freddo impossessarsi di me non era perché fossi bagnato, era per altro oppure sì?
Continuavo a pensare a quando avevo accarezzato il piccolo, a quando gli avevo parlato ed alla prima volta che lo avevo visto.
Aveva sempre quell'inquietudine nello sguardo
“Non c'è niente di speciale in me” avrebbe detto alcuni anni dopo.
Di fianco a me Walter si svegliò, era spaventato più del bambino che dormiva stretto nella coperta che avevo recuperato, nessuno lo sapeva ma veniva dal mio tempo.
In poche ore avevo creato deliberatamente due paradossi.
“Perché ci ha salvati?” mi chiese infine Walter tremando di freddo.
“Il Ragazzo è importante. Deve vivere.”
Il dottor Bishop spalancò gli occhi nello stesso modo in cui lo aveva fatto suo figlio.
Sapevo che non si sarebbe accontentato di una risposta così evasiva
“Perché è importante?”
Lo guardai cercando di provare a confonderlo finché nella mia mente apparvero alcune parole dette da una donna di provincia
“Trova la crepa”
“Come?” balbettò Walter
“Nell'oscurità c'è sempre una crepa, dottor Bishop. E' da lì che entra la luce. Il Ragazzo è la crepa”
A quel punto il padre di Peter non riuscì a dire altro, persino lui era terrorizzato perché sentiva che stava per succedere qualcosa di spaventoso.
Qualcosa che né io né lui avremmo potuto fermare.
Non da soli almeno.
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 6
Capitolo 7
Commenti
Sono Laura, ho letto tutta la ff finalmente! Molto molto bella, mi è piaciuta, brava! Hai incastrato perfettamente tra loro i vari pezzi del puzzle "presente, futuro e passato" :D
Bacione grande e un saluto al nostro Septy, ovunque egli sia ;D