Fringe Fan Fiction: Capitolo 5 - I Want to Go Home
Capitolo 5
Liberty Island, Other Side
Walter Bishop e William Bell
entrarono nell'edificio, tenendo le mani alzate, mentre venivano scortati dalle
guardie del segretario che non appena li aveva visti arrivare, tramite una
delle telecamere di sorveglianza, aveva fatto scattare l'allarme, i due amici
vennero portati nell'ufficio dell'uomo che poi diede ordine ai suoi soldati di
ritirarsi.
“Hai un bel fegato a presentarti qui” esordì in tono
furente Walternate rivolgendosi al suo doppio che non faceva nulla per celare
la sua ira e la sua paura, ma ebbe comunque il coraggio di rispondergli “Mio
figlio è nei guai”
A quelle parole il segretario
ringhiò di rabbia “Mio figlio che tu rapisti ventitré anni fa
spacciandoti per me” e subito Walter rispose “Non volevo rapirlo, volevo
curarlo dato che tu non eri..” Walternate lo interruppe bruscamente “Taci!”
Bell guardò Walter facendogli cenno di dare retta al segretario, poi si decise
a parlare “Il giovane Bishop è stato rapito, insieme alla vostra Olivia, da
alcune persone che purtroppo noi conosciamo bene” Walternate fissò William con
uno sguardo glaciale “Immagino siano persone vestite in stile anni 50 senza
capelli” Walter intervenne di nuovo “Esatto, uno di loro lo conosco molto bene,
conosce Peter meglio di noi due” il suo doppio stava per rispondergli di nuovo
in tono brusco ma le ultime parole riuscono a colpirlo “Come sarebbe a dire?”
Il dottor Bishop gli porse il foglio della profezia “Questa me l'ha data lui”.
Il padre naturale di Peter andò a
sedersi dietro la scrivania e fece loro cenno di accomodarsi “Questa ce l'ho
anche io, ma è diversa, invece del DNA vi sono delle scritte antiche” disse
infine porgendo loro l'antica pergamena che custodiva da tempo, Bell la
intercettò prima di Walter e, non appena lesse quelle scritte, sorrise“E' la
scrittura degli osservatori questa” il segretario alzò il sopracciglio “Di
chi?” stavolta fu Walter il più veloce “Così noi chiamiamo quella gente che ha
rapito Peter e la vostra Olivia” Walternate scosse il capo “Hanno preso anche
la vostra, non so cosa diamine vogliano. Che sapete di loro? E perché sarebbero
legati a mio figlio?” i due scienziati fecero per rispondere quando alle
loro spalle spuntò September, ciò fece allarmare il segretario che, tuttavia,
non ebbe il tempo di chiamare l'allarme dato che l'osservatore lo bloccò “Non
si preoccupi dottor Bishop, non sono qui per nuocerle. L'ho già fatto in
passato e me ne scuso” Walternate lo riconobbe all'istante “Tu, sei stato tu a
distrarmi quel maledetto giorno!” September annuì “Sì, ma non è il caso di
parlarne ora, dottor Bishop” il segretario ringhiò “Che ci facevi lì?”
l'osservatore rispose con molta calma “Dovevo assistere al momento della
scoperta della cura. Era un momento importante. Peter è importante” Walternate
insistette “Per cosa?” September replicò, di nuovo, in tono pacato “Per la
sopravvivenza della mia e della vostra razza. Non posso dirvi di più ora dovete
agire” e nel dire questo porse loro un piccolo aggeggio fluorescente a forma di
cilindro e poi sparì lasciandoli sbalorditi.
Boston, 2300.
Un uomo calvo e molto alto si
aggirava tra i corridoi di un grande palazzo di vetro dalla forma esagonale,
passeggiava con molta calma, osservando il panorama tetro e scuro che si
intravedeva dalle grandi vetrate. Non vi erano alberi, non vi erano fiori, non
vi era erba. Non vi erano piante di nessun genere. Il sole si intravedeva a
malapena, anche se era mezzogiorno, perché era coperto da una fitta coltre di
smog nero. Il suo mondo stava morendo.
Quella visione gli provocava strane
sensazioni, gli umani le chiamavano emozioni, ma lui non amava dar loro retta,
preferiva essere pragmatico.
Attraversò il corridoio ed entrò in
una stanza dove un giovane dai capelli scuri era tenuto legato e sedato da
diversi giorni.
Lo conosceva da diversi anni. Ne
aveva sentito parlare tramite quella profezia dove era disegnato insieme a
quella ragazza, ma non era mai riuscito ad avvicinarlo perché uno di loro, in
qualche modo, li aveva protetti anche se doveva limitarsi a tenerli d'occhio.
Poco male, pensò, in fondo non aveva
mai voluto che si facessero male.
Gli poggiò una mano sulla fronte e
subito il giovane aprì gli occhi
“Chi sei?” domandò Peter provando a liberarsi anche se
per qualche oscuro motivo non provava nessuna paura. Quella situazione gli era
stranamente famigliare. Era forse per gli esperimenti che aveva subito da
Walter quando era bambino? Probabile.
“La mia gente mi chiama il grande capo. Sono io che
controllo questo mondo. Od almeno ci provo. Stiamo lottando per la
sopravvivenza”
Il giovane Bishop alzò il sopracciglio
“Mi spiace per voi, ma non credo di essere molto
incline a volervi aiutare” replicò sarcasticamente indicando le manette che lo
tenevano bloccato.
L'uomo calvo schiacciò un pulsante e
le manette si aprirono.
“Tu e quelle due donne dovete vedere il nostro mondo
prima di poter giudicare le nostre azioni”
Peter si alzò a sedere
massaggiandosi i polsi
“Quali donne?” domandò preoccupato “Olivia?”
L'uomo calvo annuì ed instante dopo
la porta si aprì e due osservatori stavano scortando le due agenti Dunham
“Venite, vi faccio strada”
Alt Liv chinò la testa non appena
vide Peter, si sentiva ancora in imbarazzo per averlo ingannato, mentre Olivia
gli corse incontro e lo abbracciò, il giovane ricambiò, ma si sentiva a disagio
per quei pochi baciati scambiati con Alt Liv“Stai bene?” sussurrò lei. Il
ragazzo annuì “E tu?” Olivia annuì ed insieme si misero a seguire quel
misterioso individuo che li aveva rapiti.
Visitarono la città ormai semi
abbandonata ed avvolta nell'oscurità scortati da quegli uomini, temevano che
quella gita si sarebbe presto rivelata un'esecuzione anche perché si sentivano
sempre più contagiare dall'atmosfera lugubre della città. Peter era poi teso
dalla presenza delle due donne, entrambe, senza volerlo, avevano il potere di
metterlo a disagio.
Olivia gli strinse la mano e gli
sorrise “Cosa c'è?” il ragazzo scosse la testa “Odio questo posto. Credevo che
il mio mondo fosse ridotto male, ma qui è peggio” la donna annuì “Chissà cos'è
successo.” il giovane Bishop si voltò, faceva fatica a guardarla in faccia
“Io... Liv...” farfugliò a voce bassa, voleva raccontarle la verità quando Alt
Liv intervenne “Mi sono spacciata per te e ho approfittato del momento” Olivia
sbiancò a quelle parole. Non sapeva cosa dire. Il suo primo istinto fu quello
di scagliarsi contro il suo doppio, ma era come bloccata, in tono glaciale
disse “Capisco” e si allontanò da entrambi.
Peter, con le lacrime agli occhi per
la rabbia e per il dolore, fissò per un istante Alt Liv e poi si allontanò
anche lui riprendendo a seguire gli uomini che li stavano scortando.
Alcune ore più tardi erano rientrati
nel quartier generale degli osservatori, ognuno nelle proprie stanze, ma liberi
di muoversi, anche se non potevano lasciare l'edificio, Peter non riusciva a
comprendere l'atteggiamento di quella gente, però iniziava a provare per loro
una certa pena, quella città buia, senza nessuna pianta, dal terreno pietroso e
secco gli aveva fatto un'impressione orribile. Chissà cosa era successo.
Olivia, nella sua stanza, continuava
a ripensare a quello che aveva detto il suo doppio, era piena di rabbia, si
sentiva tradita, non riusciva a credere che Peter non avesse visto la
differenza, uscì dalla camera decisa a raggiungerlo nella sua, ma mentre
camminava nei corridoi lo vide fermo vicino alle vetrate. Stava osservando il
panorama desolante dalla finestra ed aveva uno sguardo molto malinconico.
Anche lei era rimasta colpita da
quella città, tutto era morte e desolazione, aveva sperato di veder spuntare
qualche cane o qualche gatto, ma non vi era nulla, solo case diroccate e una
terra scura e secca.
Si avvicinò a lui in silenzio, ma
Peter se ne accorse
“Mi spiace, io mi sono comportato come un idiota...”
iniziò il giovane.
Olivia era indecisa sul da farsi e
mantenne un atteggiamento un po' distaccato “Posso... posso sapere cos'è
successo?”
Il giovane Bishop aveva voglia di
voltarsi per non guardarla negli occhi e non vedere la sofferenza che le aveva
causato dopo che lei aveva rischiato il tutto per tutto per lui
“Mio padre mi ha fatto portare in alta montagna. Lei si
è presentata come te dicendo che lui aveva drogata, era spaventata a morte, io
non so mi sono fatto ingannare anche se sentivo che c'era qualcosa di strano”
L'agente Dunham insistette “Siete
andati a letto insieme?”
Peter scosse la testa “Per fortuna
no, ma non cambia molto”
La donna sospirò “Non so cosa dire.
Io capisco... capisco che lei era così simile a me, ma lei non era me”
Il ragazzo chinò la testa e non
disse nulla lasciando che lei si allontanasse in silenzio come era arrivata, ma
mentre rientrava nella sua stanza fu bloccata dal suo doppio che le prese il
braccio
“Sai Olivia... lui si era accorto che non fossi tu. Ha
notato varie differenze, ma non riusciva a fidarsi, solo alla fine è riuscito a
farmi tradire” Olivia la fissò con rabbia, si divincolò e rientrò nella piccola
stanza che le avevano assegnato dove iniziò a piangere di rabbia, paura e
dolore.
Si sentiva dannatamente sola in quel
posto così tetro, asettico e buio, avrebbe tanto voluto aggrapparsi a Peter, ma
in quel momento si sentiva tradita anche da lui sebbene, dentro di se, si
stesse facendo strada la consapevolezza che lui fosse stata una vittima quanto
lei.
Durante la notte dopo una cena molto
frugale uscì di nuovo nel corridoio trovandovi ancora Peter che fissava quella
terribile desolazione, per qualche oscuro motivo erano stati portati lì da
quella gente ed ora anche Olivia iniziava ad avere il sospetto che dovessero
aiutarli benché non ne comprendesse la ragione.
Si avvicinò di nuovo all'uomo
“Non riesco a farmela passare così in fretta, non sono
un robot, avrei voglia di mettermi ad urlare contro di lei e contro di te, ma
so che è soprattutto colpa di lei e di tuo padre. Volevo che lo sapessi”
Peter sorrise mestamente senza
neanche voltarsi
“In qualunque universo vado mio padre riesce sempre a
rovinarmi la vita, ma è anche colpa mia avrei dovuto...”
Olivia lo interruppe
“Non è il caso di pensarci ora. Dobbiamo trovare il
modo di tornare a casa e credo che tu sappia quanto me che dovremmo trovare il
modo di aiutarli altrimenti resteremo sempre bloccati qui”
Il giovane Bishop si voltò stupito
“Vuoi aiutarli? Non sappiamo neanche cosa vogliono. Né
io né te siamo in grado di riportare in vita questo mondo morente e neanche i
miei due padri ci riuscirebbero”
Olivia si sforzò di sorridere, ma
anche lei non era molto ottimista ma in loro aiuto venne Alt Liv, che, non
molto lontano da loro, stava fissando anche lei quella città morta
“Che ne è stata dell'altra via, Bishop?” domandò in
tono ironico.
Peter si grattò la testa imbarazzato
e non riuscì a rispondere, ma quella battuta ebbe il potere di far sorridere
quanto lui tanto Olivia, tuttavia quel sorriso durò poco perché il loro
rapitore si materializzò davanti a loro
“Infatti, dovete aiutarci, dobbiamo vincere questa
guerra altrimenti non credo che rivederete più i vostri mondi”
E a quel punto il giovane Bishop e
le due agenti Dunham avevano perso tutto il loro ottimismo.
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