Fringe Fan Fiction: Capitolo 1 - I want to go home
Buon martedì!
Ebbene sì torno a tediarvi con altri racconti fringiosi e di questo dovete dare la colpa in egual misura al socio Fra, alla socia Krish e a me naturalmente in quanto ci siamo tutti fissati sul fatto che i primi reali problemi per questa serie nascano da alcune piccolezze del finale della season2 che pure resta magnifico e quindi provo a ripartire da lì.
Non chiedetemi perché ma trovo che questa foto qui sotto sia molto adatta, comunque vi ricordo: ATTENZIONE SPOILER!
I want to go home
Ebbene sì torno a tediarvi con altri racconti fringiosi e di questo dovete dare la colpa in egual misura al socio Fra, alla socia Krish e a me naturalmente in quanto ci siamo tutti fissati sul fatto che i primi reali problemi per questa serie nascano da alcune piccolezze del finale della season2 che pure resta magnifico e quindi provo a ripartire da lì.
Non chiedetemi perché ma trovo che questa foto qui sotto sia molto adatta, comunque vi ricordo: ATTENZIONE SPOILER!
I want to go home
Capitolo 1
2010, New York, Other
Side
Un giovane uomo, piuttosto
alto e con dei profondi occhi azzurri, stava studiando gli schemi di
un misterioso progetto, la cosa lo intrigava parecchio anche perché
ci teneva molto ad aiutare il suo mondo d’origine, vedere tutte
quelle zone in quarantena lo avevano fatto star male, migliaia di
persone morte imprigionate nell’ambra a causa degli squarci che
Walter aveva creato aprendo il portale.
Walter…
Il giovane deglutì
cercando di non pensare a quell’uomo, all’uomo che aveva
considerato suo padre e con cui negli ultimi due anni aveva creato un
rapporto solido ed affettuoso, basato sulla sincerità ed il rispetto
reciproci od almeno così credeva fino a che non aveva scoperto la
verità.
Allora tutto gli era
crollato addosso.
Si era sentito manipolato
e preso in giro, provava ancora quelle sensazioni ed ormai credeva
che il rapporto con quell’uomo fosse stata solo una terrificante
bugia, che ogni gesto di quell’uomo nei suoi confronti fosse stata
solo una bugia.
Scosse la testa e si
concentrò di nuovo sugli schemi: davvero quel misterioso aggeggio
avrebbe potuto curare il suo mondo? Lo sperava di tutto cuore anche
perché lo avrebbe aiutato a mitigare i sensi di colpa che sentiva
per essere vivo. Tutta quella gente era morta perché Walter voleva
salvare lui.
Scosse ancora la testa
pensando all’abbraccio triste e disperato di sua madre, era
invecchiata precocemente aspettandolo per venticinque lunghissimi
anni, avevano parlato a lungo sulla terrazza ed aveva scoperto una
donna forte e determinata che era riuscita a sopravvivere al suo
rapimento ed alla dissoluzione del proprio matrimonio, andato in
pezzi poco dopo che Walter lo aveva rapito.
Walter… Walter. Sempre
Walter.
Sospirò fissando gli
schemi mentre passava distrattamente la mano su alcuni pezzi che
presero vita e si attaccarono alle sue mani.
Allibito li guardò per un
lungo istante poi comprese. Velocemente montò una parte del progetto
e si avvicinò di nuovo con le mani “Il dispositivo è di natura
simbiotica e risponde ad una sola persona. A me” balbettò fissando
la propria mano imprigionata in quell’aggeggio.
Deglutì a vuoto quando
sentì suonare il campanello, così levò di scatto la mano ed andò
ad aprire trovandosi di fronte Charlie Francis ed Olivia Dunham di
quell’universo che poche ore prima lo aveva accompagnato proprio in
quell’appartamento.
Francis gli strinse la
mano presentandosi “Charlie Francis” e subito Peter sorrise, era
una gioia rivederlo vivo, soprattutto dopo aver assistito al dolore
della sua Olivia. Sua Olivia? Il giovane Bishop si concentrò su
Charlie e gli strinse la mano “Peter Bishop. E’ un vero piacere
conoscerti. Entrate pure ragazzi. Di cosa avete bisogno?”
Olivia aprì un piccolo
foglio e glielo mostrò “Un amico di suo padre voleva che le
mostrassi questo signor Bishop” Peter lo prese subito in mano e lo
guardò, vi era disegnata la sua faccia e dai suoi occhi uscivano
fiamme infernali, si voltò di scatto verso di lei, guardandola negli
occhi. “Che amico?” balbettò. La giovane rispose prontamente “Un
osservatore. Voleva avvertirci dei rischi che correva tornando qui e
vogliamo farle capire che i suoi amici sono qui e sono venuti per la
sua sicurezza”
Charlie, intanto, fissava
la scena sconcertato “Liv che sta succedendo?” Olivia prese in
mano un bicchiere e glielo spaccò in testa “Peter sono io” Il
giovane si era tirato indietro di scatto ed aveva sorriso “Grazie
credo di averlo appena capito” balbettò dirigendosi verso la
cucina dove Olivia subito lo raggiunse.
Peter si lasciò cadere su
una sedia osservando meglio il disegno. Era dentro la Macchina. E suo
padre sapeva. Sapeva tutto. “Mi ha mentito” disse in un soffio
“Mio padre aveva detto che tornando qui avrei potuto guarire il mio
mondo, ma non ha mai avuto intenzione di farlo. Mi ha riportato qui
per distruggere il vostro”
Olivia lo fissò con una
tristezza infinita “Mi dispiace” Il ragazzo chinò la testa, era
esausto, ovunque andasse suo padre non faceva altro che mentirgli e
cercare di manipolarlo. Alzò lo sguardo verso l’agente Dunham e
notandone la tristezza sussurrò “Non preoccuparti, non gli
permetterò di farlo” Lei subito scosse il capo “Non può farlo
senza di te”.
Improvvisamente al giovane
Bishop venne un’idea “Da… da quanto lo sapevi?” Era sicuro
che lei avrebbe capito e infatti lei prontamente rispose “Poche
settimane”. Una parte di lui era arrabbiata anche con lei, non la
credeva capace di mentirgli e si chiedeva perché l’avesse fatto.
Non vi era un motivo logico. Oppure sì?
La ragazza riprese a
parlare “Peter, il tuo posto non è qui” L’uomo scosse il capo
“Infatti non è qui, ma non è neanche di là” incredibilmente
lei rispose “Invece sì” e questo lo colpì. Possibile che?
Olivia lo fissò per un
lungo istante. Era così triste, quasi annientato. Non l’aveva mai
visto così fragile. Era sempre stato forte. Era sempre stato la sua
forza. La certezza a cui aggrapparsi. E quando lei aveva intravisto
la possibilità di perderlo aveva deciso di mentirgli e poi di
venirlo a cercare“Ho pensato a migliaia di ragioni perché tu
debba tornare. Fermare i mutaforma. Stare accanto a Walter. Salvare
il mondo. Ma in realtà tu devi tornare perché il tuo posto è
accanto a me”
Aveva parlato a fatica,
sussurrando quasi le parole e poi si era avvicinata. Si guardarono.
Lui era davvero stupito di quella dichiarazione, era realmente
convinto che lei lo considerasse solo un amico. Si avvicinò ancora e
finirono per baciarsi dolcemente. Un bacio tenero che suggellava
un’unione nata giorno per giorno, non frutto solo dell’attrazione
provata fin dal primo istante in cui si erano visti. Lui le cinse la
vita quasi per accertarsi che il suo appiglio fosse davvero lì ed
Olivia pensò che per una volta sarebbe stata lei la sua certezza.
Rimasero abbracciati a
lungo finché lui sussurrò “Torniamo a casa”.
Uscirono dall’appartamento
in silenzio sperando di poter rientrare in fretta nell’altro
universo, sembrava non ci fosse anima viva e ciò li confortò.
Varcarono il portone
d’ingresso lentamente, con aria guardinga, sperando di non trovare
nessuno neanche lì, ma purtroppo per loro dai due lati spuntarono
due guarnigioni della Fringe Division, Olivia e Peter provarono a
correre verso l’auto, riuscendo a raggiungerla; tuttavia la loro fu
una vittoria temporanea dato che sentirono degli aghi conficcarsi nel
collo ed un secondo dopo crollarono a terra svenuti. Erano stati
colpiti con dei dardi di sonnifero.
Peter si risvegliò poco
dopo in una piccola cella trovandosi di fronte suo padre. Lo fissò
con rabbia
“Vedo che ovunque vado
Walter Bishop è un bugiardo e un manipolatore” Il segretario si
avvicinò a lui con molta calma, lo fissò glaciale gli tirò un
violento schiaffo che lo fece sanguinare “Non azzardarti mai più a
paragonarmi a quel rapitore di bambini” Peter, nonostante il dolore
che provava, non si scompose “La verità brucia, eh? Entrambi
giocate a manipolare il vostro ragazzino, chi con modi affettuosi,
chi con i regali ed io come un idiota ci casco sempre” Walternate
sospirò e provò a raddolcire il tono di voce “Non volevo
manipolarti, solo salvare il mio mondo… il nostro mondo” Il
giovane Bishop ridacchiò “E hai pensato bene di recitare la parte
del padre amorevole che vuole riportare a casa il figlio rapito”
L’uomo si passò le mani sui capelli “Non era una recita. Questa
è casa tua ed io sono tuo padre” Peter provò ad alzarsi “Né tu
né lui meritate l’appellativo di padre, mettitelo in testa” si
guardò poi intorno spaesato “Dov’è Olivia?” Il segretario
sospirò “Al sicuro, non le ho fatto niente. Ora ti condurremo in
un luogo sicuro in modo che quei mostri non possano trovarti” Peter
chinò il capo “E’ proprio vero che mi consideri un burattino”
Suo padre si inginocchiò e gli levò le manette “Figliolo, quella
gente è pericolosa, se ti tengo lontano da loro è per proteggerti.
Ricordati che ti hanno mentito per anni” Vedendosi libero il
giovane Bishop fu tentato di scappare, fissò la porta davanti a se,
non era lontana, ma Walternate gli impediva metà della visuale così
decise di usare un’altra carta “D’accordo, voglio provare a
crederti” replicò in tono calmo e quasi remissivo.
Il segretario si alzò e
diede ordine ai suoi agenti di condurlo nel luogo prestabilito, Peter
non fece una piega, sperando in cuor suo che Olivia stesse davvero
bene, così come Walter perché sapeva che c’era anche lui, lo
sapeva fin troppo bene.
In poche ore si ritrovò
in un isolato chalet di montagna dove vi era un grande recinto di
filo spinato e svariati agenti di guardia, Peter sospirò lasciandosi
tuttavia sfuggire un sorriso: era fuggito da luoghi peggiori di
quello.
E non poteva permettere a
nessuno di fare del male alla sua Olivia.
Tantomeno a
quell’uomo che diceva di essere suo padre.
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Commenti
Hai ragione riguardo agli errori di battitura e punteggiatura cercherò di stare più attenta.
Se ti interessa il capitolo 2 è già online basta cliccare sulla scritta "Capitolo 2", io sto già al lavoro sul tre.
Alla prossima