Sono stremata dalla fibromialgia

 

Sono stremata

 



Sono stanca, stremata, logorata, esausta.

Non c’è giorno che non senta dolore.

Non c’è giorno in cui la gamba destra sembri non appartenermi più.

La sento puntellata di sofferenza, crampi e formicolii.

La mia schiena sente l’eco dei miei polmoni fiaccati dalla malattia, 

che non mi lascia mai, come una piovra, tremenda eppur quasi gentile.

Non odio questa malattia.

Non so nemmeno cosa sia.

Nemmeno la amo.

È una compagna che sta sempre con me.

Io sento i suoi battiti, come lei sente i miei.

Cos’ho fatto per ammalarmi?

Ripenso a tutta la mia vita.

Forse sono stata punita per non aver fatto le cose giuste 

mentre lavoravo come maestra?

Forse sono stata punita perché non trovo il modo di comunicare 

davvero chi sono agli altri?

Forse sono stata punita perché non so davvero ascoltare,

 anche se mi dicono che sono empatica e sensibile?

Non lo so.

Vorrei un giorno in cui non debba sentir dolore.

Vorrei un giorno in cui non debba stordirmi di oppiacei c

he mi annebbiano sensi e cervello.

Vorrei un giorno in cui non abbia paura di farmi male.

Vorrei vivere.

Desidero ardentemente vivere.

Non chiederò mai la dolce morte.

Non rinuncerò alla vita.

Lotterò fino alla fine per realizzare i miei sogni.

La mia malattia non sono io.

Io sono una scrittrice.

Una donna.

Una libraia.

Una moglie.

Una madre.

Una Gattara.

Un’amica.

Una dottoressa.

Una sognatrice.

Una montanara.

Una cittadina.

Una cittadina del mondo.

 

Voglio essere me stessa.

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