Giornalismo e rispetto



Buon pomeriggio a chi mi segue in questo mio piccolo spazio, che, nonostante le numerose assenze, non intendo abbandonare.
Penso e credo abbiate sentito tutti dell'increscioso titolo di ieri su "Il resto del Carlino", "La nazione" e "Il quotidiano nazionale".
Tre atlete italiane arrivate a sfiorare il bronzo hanno ricevuto un insulto tramite quel titolo.
Non starò a ripetere la parola perché mi urta.
Ci terrei a fare alcune riflessioni sul giornalismo in generale.
Da tempo sto tentando di fare la giornalista e la scrittrice.
Ci provo.
Ogni volta che pubblico un articolo lo rileggo venti volte per essere sicura di non far passare un messaggio insultante per nessuno.

Non sempre ci riesco, ma ci provo.
I refusi possono essere perdonati, gli insulti no.
E, mi dispiace, non ci credo che non sapessero quale messaggio ci fosse in quel titolo.
Non sono idiota.
E non posso credere che ci fosse un idiota come direttore di un giornale.
Non fino a questo punto.
Perché o era idiota o una persona priva di educazione e di rispetto per il prossimo.
Non è solo un discorso sessista, molto molto grave, non è solo quello.
E già di per se sarebbe appunto molto grave.
Si è andati oltre.

Quel titolo è la riprova che ormai i direttori dei giornali trattino i propri lettori da imbecilli.
Si è perso il senso del rispetto. Da anni.
Chi mi conosce sa che sono una persona che bada poco alle formalità, credo più alla sostanza che alla forma.
Ho spesso detto di essere contro il politicamente corretto perché è una forma di ipocrisia mascherata da rispetto.
Si può essere rispettosi anche usando parole volgari ed essere maleducati anche usando parole raffinate.
Ho visto una tv passare dalla totale proibizione dell'uso di parole poco consone, come "palle" all'uso esagerato di parolacce e volgarità.
E la stampa, con certi titoli, tutta la stampa, di ogni idea, è diventata così.
Mi spiace, c'è qualcosa che non va.
Non pretendo che un giornalista parli con un lord inglese, non è quello il problema.
Un giornalista deve usare un linguaggio semplice, accattivante e rispettoso per far passare il suo messaggio.
Non è difficile.
E sono anni e anni che tutto questo si è perso.
Nei giorni scorsi una rivista femminile ha titolato in questo modo abominevole un servizio sempre su Rio:
"I 36 pacchi presenti alle olimpiadi"
E sì stavano parlando degli organi genitali maschili.
Pensate di essere spiritose? Divertenti? Accattivanti?
Vi do una notizia fresca fresca: non lo siete.
Siete penose.

Questa non è la parità che voglio.
Non possiamo lamentarci del titolo di QN, il cui direttore è stato giustamente rimosso (GIUSTAMENTE) e poi vedere certe oscenità su riviste femminili.
Chi ha scritto quella robaccia dovrebbe essere rimosso come il direttore.
Cosmopolitan non è una rivista scandalistica mi sembra, è un giornale di intrattenimento e assicuro che in nessuna rivista statunitense ho mai letto una schifezza simile.
La vogliamo finire di trattare il lettore medio da idiota sbavante e cerebroleso?
Si è capaci di fare un articolo, senza scrivere volgarità?
E' una questione di click, vero?
Più scrivete schifezze, più pensate di ottenerli e in barba il rispetto per il prossimo.
Trattiamo la gente da idiota, è quello che si merita, no?
Non pretendo il ritorno alla Rai che educava il suo pubblico, né pretendo articoli pesanti e bolsi come 50 anni fa.
Esistono tanti siti e giornali che vendono senza scrivere schifezze sapete?
Le volgarità  e la morbosità hanno stufato.
La stampa locale, tipo La provincia, lo sa fare il giornalismo e vende ancora, forse vende più dei quotidiani a tiratura nazionale, quotidiani ormai infarciti di volgarità, oscenità, gossip, morbosità, cronaca nera da voyeur.
Io non mi sento arrivata né penso mi sentirò mai tale, semplicemente quando scrivo non tratto il mio lettore da analfabeta funzionale.
E se lo faccio io, può farlo anche un giornalista di professione.
Buona giornata.

Commenti

Krishel Mir ha detto…
Sante parole socia. Mi sono sentita insultata più volte da quel titolo. Come donna e come persona che, come te, cerca di fare la giornalista e di fare un'informazione diversa. Più rispettosa dell'essere umano.
Non ci vuole una scienza.
Ci vuole solo tanta empatia, capacità di mettersi nei panni dei lettori.
Prima che articolisti bisognerebbe sentirsi lettori e chiedersi: io vorrei leggere un articolo con quel titolo?
Scrivere cose che noi stessi, per primi, vorremmo trovare sulle pagine dei quotidiani.
Ma vedo che molti non si pongono nemmeno il problema.
Silvia Azzaroli ha detto…
Ti ringrazio socia.
So quanto ti impegni per il nostro sito, quanta passione ci metti.
E invece chi lo fa per professione pare abbia perso sia la voglia di impegnarsi che di appassionarsi.
E' più importante fare click
Hakka ha detto…
Immagino si adeguino (o siano forzati ad adeguarsi) ad un linguaggio corrente. Non so se hai molti contatti con "la gente comune", ma è vero che l'italiano cosiddetto medio ormai parla volgare.
Stavo giusto lamentandomi con mia madre per lo stile ormai adottato dai giornalisti (quello che hai usato tu in questo tuo commento/pensiero): frasi brevi, troppo, un susseguio di punti punti punti. Ma poi sai che ho pensato? Ho realizzato che all'italiano medio ormai non puoi dare più l'articolo fatto di lunghe frasi infarcite di punteggiatura e aggettivi e subordinate, perché la capacità di comprensione di uno scritto si è paurosamente abbassata - nonché il livello di attenzione (la frase troppo lunga annoia e la persona si perde). Ormai l'italiano (e non solo) medio legge solo il titolo e forse il primo paragrafo dell'articolo.

Scusa, mi sono un po' allargata. Tornando al discorso di base. Probabilmente solo il redattore (e il direttore che l'ha approvato) hanno trovato il titolo divertente o carino. Personalmente (e lo dico da femminista che è per accettare il proprio corpo, anche se pesi 200kg ecc ecc) trovo persino peggiore quello della rivista femminile che hai citato: stai parlando di persone che si fanno "un culo", che arrivano a gareggiare contro IL MEGLIO DEL MONDO, e ti soffermi su... il pacco??? Già sarebbe insultante il soffermarsi sull'aspetto fisico (se sono gnocchi o cessi)... ma... il pacco??
La loro vita ruota attorno alla prestazione fisica, non all'aspetto! Questi titoli teneteli per chi fa della bellezza il proprio strumento (attori, starlette varie), ma non per gli Olimpici.
Silvia Azzaroli ha detto…
Non amo per niente usare le frasi brevi, mi piace usare frasi lunghe e arzigogolate, ma in genere lo faccio negli articoli del mio sito o nei miei libri, qui provo ad essere più diretta, essendo un mio spazio personale.
Sì la comprensione del testo si è abbassata paurosamente e spesso mi sono ritrovata a difendere dei colleghi da aggressioni verbali assurde formulate da individui che non avevano capito una ceppa di quanto scritto.
E' successo tantissime volte.
Analfabeti funzionali al cubo.
E se provi a spiegare, hai torto tu, non rispetti la loro opinione ecc.
Il colmo dei colmi mi è successo nei giorni scorsi quando citavo un'intervista che avevo sentito, una tizia diceva che non la trovava in rete e quindi per lei non esisteva O_O. Giuro.
Sì, il titolo di Cosmopolitan è ancora più osceno ed è insultante al cubo.
Non esiste al mondo trattare la gente così.
Fa schifo. Schifo.
Se hai voglia di passare questo è il nostro piccolo sito www.overthere.it . Abbiamo anche ricevuto varie minacce come da copione, ma certi commenti non li pubblichiamo.
Silvia Azzaroli ha detto…
Per quello che mi riguarda un certo tipo di linguaggio non dovrebbe essere adottato da nessuna parte, neanche riguardo al cinema o alle serie tv.
E' accettabile nei porno o in certe riviste sulle starlette, ma se si parla di cinema e serie tv in maniera seria, non lo si deve fare, altrimenti è meglio che si cambi mestiere.

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