Il racconto dei racconti e la sottovalutazione del genere fantasy


Ieri pomeriggio mi sono ritrovata un commento contro "Il racconto dei racconti" di Matteo Garrone colpevole di essere un fantasy che una una distribuzione invece del super impegnato dramma Mediterranea, che fa pensare mentre il primo distrae dai problemi e ammetto che la cosa mi ha infastidito.

Non è un mistero per nessuno che io prediliga fantasy e fantascienza, quindi mi scuserete se sarà un po' di parte, cercherò comunque di essere oggettiva nei limiti del possibile.
Primo: non è mica un gran male vedere una cosa che intrattiene e fa divertire, distraendoci dai problemi della vita quotidiana. Anzi. Il teatro nacque prima di tutto per questo. Per farci sognare e divertire.



Secondo: ci sono molti fantasy che fanno riflettere eccome e parlano dei problemi della società usando svariate metafore. Senza dover tirar fuori i soliti nomi, mi viene da pensare all'ultimo libro che ho letto, 1Q84 di Murakami (che ho recensito qui ) , che è un ibrido tra fantasy e fantascienza. I due generi possono piacere o meno, ma gli elementi ci sono tutti e sono usati con sapienza.
Si parla dei Little People, il piccolo popolo insomma, presente in tutte le leggende della Terra o quasi.
Non è questo il luogo e il momento per parlare del piccolo popolo, vorrei solo far presente che a noi magari la cosa farà sorridere, tuttavia è bene ricordare che ci sono alcune credenze nostrane, tra cui la stessa religione cattolica in cui io credo, che potrebbero far sorridere chi crede al piccolo popolo.
Per quello che mi riguarda ognuno è libero di credere in ciò che vuole e penso che il piccolo popolo sia un modo come un altro per incanalare le proprie paure e la propria fascinazione sul mistero e magia.


Detto ciò parlare dei Little People o piccolo popolo così come è stato ben descritto nel libro di Murakami, equivale a parlare di fantasy. In Giappone (e appunto non solo lì) ci sono molto opere che trattano dell'argomento, anche Miyazaki lo ha fatto, peraltro basandosi su un racconto di un'autrice europea.
I due punti di vista sono diametralmente opposti: nel libro di Murakami il piccolo popolo è qualcosa di oscuro, inquietante e minaccioso, simbolo delle paure dell'uomo e di un equilibro spezzato tra immanente e trascendente, nel film scritto da Miyazaki, il piccolo popolo sono qualcosa di prezioso e antico, che gli uomini grandi non sono ancora in grado di capire e comprendere.
E già questo dovrebbe far capire che il fantasy proprio qualcosa di puro intrattenimento non lo è affatto, anzi.

Come dicevo in 1Q84 vi è anche un elemento prettamente fantascientifico, gli universi paralleli, descritto con grande semplicità: prendere una scelta diversa ci porta su una strada diversa. E di nuovo non parliamo di cose stupide. Quante volte nella vita ci siamo chiesti se avessimo fatto bene a prendere una determinata decisione invece che un'altra? 
Credo tantissime volte.
Tornando al film di Garrone, io debbo ancora vederlo, quindi non posso dirvi se è bello o brutto, vi invito a leggere la bella recensione di Sauro , posso però dire che sono molto felice che in Italia un regista così impegnato come Garrone abbia avuto il coraggio di fare un'opera fantasy, riuscita o non riuscita ancora non lo so, ma voglio lodarlo.


Il fantasy può e deve essere una metafora della nostra società, non solo un modo per sognare e intrattenere, si può parlare di cose importanti senza rinunciare al nostro lato più adolescenziale e senza ammorbare la gente che il solito drammone pesantissimo.
Lungi da me criticare il dramma, che io venero peraltro e mi auguro di tutto cuore che Mediterranea abbia la distribuzione che merita nel nostro paese, ma dare la colpa a Garrone e alla sua opera coraggiosa, mi fa storcere il naso dato che in Italia spesso, molto spesso, non si ha molta fortuna quando si produce cose diverse da dramma, crime e commedia.

Commenti

Krishel Mir ha detto…
Anche il famoso Labirinto del Fauno lo si potrebbe definire di genere fantasy e ha tutta una pesantissima riflessione sulla guerra e i suoi orrori. Abbiamo questo pessimo vizio in Italia. I fumetti sono roba da bambini o roba per decerebrati. Fantascienza e fantasy idem. E' triste. Ci perdiamo molte cose così.
Silvia Azzaroli ha detto…
Purtroppo ci sono molti autori impegnati (e mi duole dover dire che c'è anche Moretti tra loro.) che hanno contribuito a questa nomea su fantasy, fantascienza e fumetti. Non si riesce ad uscire da questo meccanismo purtroppo.
Il labirinto del fauno è meraviglioso, molto crudo e molto poetico al tempo stesso.
E sullo stesso tema consiglio del nostro prode Miyazaki Il castello errante di Howl che fa una riflessione pesante sulla psicologia umana, oltre che sulla guerra.
Arrietty è un capolavoro e penso come te che il fantasy sia più che altro dedicato ai più piccoli quando in realtà potrebbe essere sfruttato mille volte meglio. Il racconto dei racconti mi manca ancora perché ho dato la precedenza a Mad Max ma comunque sia lo vedrò il prima possibile.
Silvia Azzaroli ha detto…
Grazie per il commento Giulietta e piacere di conoscerti ^_^.
Anche io ci tengo a vedere Mad Max (ehm sì preferisco la fantascienza al fantasy. Ed è strano detto da una donna lo so) quindi ti capisco non preoccuparti ;).
Sono curiosa di sapere le tue impressioni sia su questo che sul racconto dei racconti che io spero di vedere settimana prossima.
Vero che purtroppo il fantasy è troppo relegato ai bimbi o troppo considerato tale da noi, quando certe opere dimostrano che un genere dalle mille risorse. Un amico ieri mi ha fatto notare come Gulliver sia una fantastica metafora della società inglese dell'epoca. Altro che racconto per bimbi. E se vogliamo rimanere in ambito italiano: il nostro Pinocchio era un chiaro atto di accusa verso la dominazione austriaca. Tramite il racconto di questo burattino e il suo sogno di diventare bimbo si voleva raccontare il sogno degli italiani di diventare liberi e non più "burattini" appunto.

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