1Q84 di Murakami - Digressioni sul finale
Avendo già recensito 1Q84 per Recensioni Casuali in maniera generatica, senza rivelazioni, mi sto rendendo conto che non posso andare avanti a leggere qualcos'altro (e ci ho provato eh) se non dico qualche parola sul finale.
Ne consegue che da qui in avanti troverete grosse rivelazioni sul finale.
La cosa curiosa di quando ho finito il libro qualche settimana fa è stato andare su wikipedia per avere una conferma su quanto letto e trovare che mancava una parte essenziale del suddetto finale. Cè quasi tutto, tranne un dettaglio che poi dettaglio non è.
Quando Aomane e Tengo attraversano le scale alla pompa di benzina (risalendole e non scendendole come aveva fatto la ragazza per entrare in 1Q84) lei si accorge di un particolare: la tigre della Esso è ribaltata rispetto a quando l'aveva vista la prima volta. Ha il muso che tende a sinistra invece che a destra. E questo dettaglio viene ripetuto varie volte anche grazie al fatto che Aomane ci riflette sopra.
Non è un dettaglio da poco. E' chiaro cosa l'autore voglia dire.
Aomane e Tengo non sono tornati nel 1984 o nel primo universo, sono finiti in un terzo.
Non so se l'intento di Murakami fosse quello di lanciare un messaggio con questo dettaglio, io tendo a pensare di sì.
E' assai probabile (è solo un'opinione la mia) che tramite questo terzo universo volesse fare una metafora: nel primo Aomane e Tengo non si sarebbero mai incontrati, nel secondo lei sarebbe dovuta morire per lui e il loro bambino sarebbe diventato un mezzo con cui i Little People avrebbero portato altro caos, nel terzo possono avere una vita insieme.
Forse è psicologia spicciola, forse mi sbaglio, però forse si vuole intendere che una terza via è sempre possibile, anche se è la più difficile e la più rischiosa. E probabilmente anche la più nascosta.
Aomane e Tengo sono stati per anni distanti, aggrappandosi al ricordo di quando erano bambini poi quando hanno deciso di incontrarsi di nuovo, hanno dovuto dare una svolta radicale alle proprie vite. Lasciando tutto indietro: i pochi amici, il lavoro, il passato.
Murakami dice che l'amore è l'unica cosa che può portare caos nel mondo. E non si può che dargli ragione. Il problema è: come si fa ad affidarsi totalmente ad una persona e cambiare vita?
Da cosa si capisce che si può fare questo?
Noi non sappiamo cosa accadrà ad Aomane e Tengo. Sappiamo solo che hanno iniziato la loro avventura insieme, in questo nuovo mondo, amandosi finalmente e decidendo di prendersi cura del bambino che aspettano. E' un finale lieto e nel contempo aperto. Come la vita.
Non si può sapere cosa accadrà. Loro hanno saputo affidarsi l'uno all'altro, dimostrando di essere coraggiosi in un momento davvero difficile per tutti e due. Sarà sempre così? Si può prendere esempio da loro? Come si fa a capire qual è la terza via? La più difficile e meno scontata?
Mi sto scervellando da settimane su questo finale e non ho una risposta. E in fondo non credo che serva averla.
Murakami è bravo a porci dei quesiti esistenziali, a mostrare la psicologia umana come pochi e a non aver paura di essere crudo se serve alla sua storia, senza mai usare la violenza in maniera gratuita.
Mi piacerebbe poterne parlare con chi ha letto il libro.
Scusate il commento un po' strambo.
La recensione più ragionata la trovate sopra.
Buon mercoledì.
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