Dylan Dog - L'avvento dell'era Roberto Recchioni






E' uscito il 27 Settembre il nuovo albo di Dylan Dog, intitolato "Spazio Profondo", il primo dell'era Roberto Recchioni, colui che preso l'eredità spirituale e materiale di Tiziano Sclavi, l'autore dell'indagatore dell'incubo, che in questo numero gli da pure la benedizione ufficiale.
Ne avevamo parlato qualche tempo fa dell'arrivo di Recchioni, quindi non starò a dilungarmi più di tanto su questo e passerò a recensire, come posso, questa storia.
Attenzione spoiler
Se qualcuno si aspetta di vedere una rivoluzione partire a tamburo battente rimarrà deluso. Non è questo il modo di lavorare su un personaggio come Dylan come non lo è in letteratura. In quella seria intendo. Perché, per quanto fumetto, Dylan è letteratura. E quando la gente capirà che il fumetto è letteratura sarà sempre tardi.
E' una storia affascinante questo "Spazio Profondo", non bellissima, non perfetta, non c'è da strapparsi i capelli, Dylan ha avuto di meglio, ma ciò che più conta c'è.
Primo: il nostro indagatore preferito è tornato lui, con i suoi pregi e i suoi difetti, un anti-eroe malinconico, che odia la violenza, che la usa suo malgrado, sognatore, con il suo quinto senso e mezzo che gli fa vedere le cose in profondità, non solo percepire l'orrore. Dylan è questo e per fortuna ci siamo persi per strada il fastidioso cinismo e la fastidiosa mania di pontificare che hanno caratterizzato il personaggio per troppo tempo negli ultimi anni.
Secondo: si è tornati a respirare del sano dark horror, mescolato a della sana fantascienza, con citazioni a iosa: Recchioni dice di aver citato Alien e Odissea nello spazio, ma sono evidenti anche i richiami a Doctor Who, Star Wars e Star Trek. Tanto citazionismo, come dice il mio amico Ang, sono tanto suoi quanto di Sclavi stesso. E per fortuna tale citazionismo non è messo lì tanto per mostrare di conoscere determinate storie. No è usato per raccontare una storia, una storia che sembra quasi il simbolo della rinascita, ancora allo stato embrionale, di Dylan.
Terzo: la storia è un confronto più con se stesso, con le varie anime di Dylan, clonate in maniera diversa, per far esaltare alcuni suoi lati con un finale aperto quasi a farci intendere: non è la fine ma è l'inizio. Tra i tanti ho apprezzato il clone femminile, il clone computer e lo stesso Dylan, vero e proprio, spacciato per numero 5.
Vedremo dove ci porterà Recchioni, per ora va bene così.
Almeno non ho tirato qualche madonna dietro all'autore per le ultime tre vignette.
E' un inizio.
Anzi, si spera che sia un nuovo inizio.


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