WAR NO MORE! - DUELLO A BERLINO
Qualche settimana fa il mio amico Sauro, recensendo "Il mestiere delle Armi", ha lanciato questa stupenda iniziativa WAR NO MORE! dove molti blogger si sono uniti per celebrare i 100 anni della Prima Guerra Mondiale, recensendo i film e le serie che ne parlano, un modo per dire no a tutte le guerre. Era mia intenzione vedere "La battaglia dei tre regni", ma ho pensato che prima di tutto fosse più adatto uno dei capolavori di Michael Powell e Emeric Pressburger, famosi soprattutto per "Scarpette Rosse".
Titolo: Duello a Berlino (The Life and Death of Colonel Blimp)
Regia: Michael Powell e Emeric Pressburger
Genere: Guerra
Cast: Anton Walbrook, Roger Livesey, Deborah Kerr.
Anno: 1943
Durata: 163 minuti
Questo "Duello a Berlino", datato 1943, percorre entrambe le guerre e lo fa in maniera singolare partendo da un evento quasi banale avvenuto prima della Grande Guerra nel 1902, quando i due protagonisti Clive Candy (Roger Livesey), ufficiale dell'esercito britannatico e Theo Kretschmar-Schuldorff, (Anton Walbrook) ufficiale dell'esercito tedesco si incontrano per un duello, a Berlino appunto, per un'offesa compiuta da Clive ad un altro soldato tedesco. I due vengono feriti, finiscono in ospedale e fanno subito amicizia, anche se si innamorano della stessa donna, Edith Hunter (Deborah Kerr) che, sorprendendo lo spettatore poco attento, finisce per scegliere Theo.
Passeranno gli anni, arriveranno due guerre, una più sanguinosa dell'altra, Theo perderà anche Edith mentre Clive cercherà le sue sosia in ogni angolo della Terra, si perderanno tante cose, ma la loro amicizia non verrà mai meno e sarà l'unica cosa che rimarrà al povero Theo, rinnegato infine dalla sua stessa patria, da cui deve fuggire, ormai vecchio e malato e dai suoi stessi figli.
Questa la trama, in sintesi, ma non basta a riassumere quasi tre ore di film, tanto dura l'opera originale, orrendamente mutilata dalla censura del governo Churchill, una censura di un'ora per rendere Theo meno protagonista di Clive.
La prima cosa che salta agli occhi allo spettatore è che in questo film i protagonisti siano tutte brave persone travolte dagli eventi. Il cattivo non c'è o meglio non si vede.
Theo e Clive sono due soldati vecchio stampo, cresciuti con il senso del dovere e dell'onore che li fa diventare amici proprio per si rispettano fino in fondo. Clive, da bravo gentleman, quando Edith sceglierà l'altro, si metterà dignitosamente da parte, dimostrando di amare veramente sia l'amico che lei.
E già questo deve essere piaciuto poco alla propaganda inglese in pieno conflitto: il nemico tedesco viene dipinto come una brava persona, che addirittura conquista la bella e il "nostro" lo lascia fare.
Tuttavia questo è proprio niente in confronto alle mazzate che i registi riservano nella seconda parte della loro opera, che, pur durante tre ore appunto, scorre che è un piacere e mostra con dovizia di particolari sia l'amicizia dei due sia le brutture della guerra, senza morbosità.
Nella seconda parte Theo è costretto a scappare dal suo paese e uno si aspetterebbe che i registi infilassero il dito nella piaga delle brutture della dittatura tedesche per farne un film di propaganda e invece. Invece non solo i registi non si limitano a questo, denunciando le brutture del nazismo, con uno stupendo monologo di Theo alla frontiera inglese, ma arrivano a lanciare una feroce invettiva al modo barbaro in cui si è arrivati a fare la guerra. Feroce invettiva che avviene durante l'ultimo toccante dialogo tra i due amici ritrovati. Clive disperato perché è stato congedato senza motivi, lui vorrebbe continuare a combattere per il suo paese in pericolo, però è stato messo da parte e lui si domanda perché. Theo, malinconicamente, gli fa capire che è stato messo da parte proprio perché è un soldato vecchio stampo, un uomo d'onore, un gentleman e "Questa non è una guerra tra gentiluomini". Una vera bordata alla politica degli alleati, in pieno conflitto, come a far intendere che per sconfiggere Hitler bisognava essere peggio di lui. E, senza voler fare della retorica, non si può non pensare a Nagasaki e Hiroshima, che doveva ancora arrivare ai tempi della realizzazione del film che lo rende anche solo per questo un capolavoro.
Splendide le interpretazioni dei tre protagonisti.
Deborah Kerr è capace di sdoppiarsi con credibilità, senza troppi travestivementi, ma redendole diverse grazie a piccoli accorgimenti.
Roger Livesey che pur invecchiato dal trucco, non perde niente della sua personalità e riesce a dare spessore al suo Clive, giocando con il suo magnifico accento inglese.
Su tutti e tre spicca il dolente Anton Walbrook, anche per i monologhi in cui è protagonista nell'intenso finale, fascinoso e bellissimo, anche quando viene invecchiato.
Voto *****
Trovate la scheda ufficiale dell'iniziativa e più sotto alcuni video.
Vi segnalo anche questo non presente in lista:
Gott Mit uns
Qui il monologo di Theo alla frontiera britannica e l'incontro finale con l'amico Clive.
Titolo: Duello a Berlino (The Life and Death of Colonel Blimp)
Regia: Michael Powell e Emeric Pressburger
Genere: Guerra
Cast: Anton Walbrook, Roger Livesey, Deborah Kerr.
Anno: 1943
Durata: 163 minuti
Questo "Duello a Berlino", datato 1943, percorre entrambe le guerre e lo fa in maniera singolare partendo da un evento quasi banale avvenuto prima della Grande Guerra nel 1902, quando i due protagonisti Clive Candy (Roger Livesey), ufficiale dell'esercito britannatico e Theo Kretschmar-Schuldorff, (Anton Walbrook) ufficiale dell'esercito tedesco si incontrano per un duello, a Berlino appunto, per un'offesa compiuta da Clive ad un altro soldato tedesco. I due vengono feriti, finiscono in ospedale e fanno subito amicizia, anche se si innamorano della stessa donna, Edith Hunter (Deborah Kerr) che, sorprendendo lo spettatore poco attento, finisce per scegliere Theo.
Passeranno gli anni, arriveranno due guerre, una più sanguinosa dell'altra, Theo perderà anche Edith mentre Clive cercherà le sue sosia in ogni angolo della Terra, si perderanno tante cose, ma la loro amicizia non verrà mai meno e sarà l'unica cosa che rimarrà al povero Theo, rinnegato infine dalla sua stessa patria, da cui deve fuggire, ormai vecchio e malato e dai suoi stessi figli.
Questa la trama, in sintesi, ma non basta a riassumere quasi tre ore di film, tanto dura l'opera originale, orrendamente mutilata dalla censura del governo Churchill, una censura di un'ora per rendere Theo meno protagonista di Clive.
Il duello tra i due amici |
La prima cosa che salta agli occhi allo spettatore è che in questo film i protagonisti siano tutte brave persone travolte dagli eventi. Il cattivo non c'è o meglio non si vede.
Theo e Clive sono due soldati vecchio stampo, cresciuti con il senso del dovere e dell'onore che li fa diventare amici proprio per si rispettano fino in fondo. Clive, da bravo gentleman, quando Edith sceglierà l'altro, si metterà dignitosamente da parte, dimostrando di amare veramente sia l'amico che lei.
E già questo deve essere piaciuto poco alla propaganda inglese in pieno conflitto: il nemico tedesco viene dipinto come una brava persona, che addirittura conquista la bella e il "nostro" lo lascia fare.
Tuttavia questo è proprio niente in confronto alle mazzate che i registi riservano nella seconda parte della loro opera, che, pur durante tre ore appunto, scorre che è un piacere e mostra con dovizia di particolari sia l'amicizia dei due sia le brutture della guerra, senza morbosità.
Roger Livesey |
Nella seconda parte Theo è costretto a scappare dal suo paese e uno si aspetterebbe che i registi infilassero il dito nella piaga delle brutture della dittatura tedesche per farne un film di propaganda e invece. Invece non solo i registi non si limitano a questo, denunciando le brutture del nazismo, con uno stupendo monologo di Theo alla frontiera inglese, ma arrivano a lanciare una feroce invettiva al modo barbaro in cui si è arrivati a fare la guerra. Feroce invettiva che avviene durante l'ultimo toccante dialogo tra i due amici ritrovati. Clive disperato perché è stato congedato senza motivi, lui vorrebbe continuare a combattere per il suo paese in pericolo, però è stato messo da parte e lui si domanda perché. Theo, malinconicamente, gli fa capire che è stato messo da parte proprio perché è un soldato vecchio stampo, un uomo d'onore, un gentleman e "Questa non è una guerra tra gentiluomini". Una vera bordata alla politica degli alleati, in pieno conflitto, come a far intendere che per sconfiggere Hitler bisognava essere peggio di lui. E, senza voler fare della retorica, non si può non pensare a Nagasaki e Hiroshima, che doveva ancora arrivare ai tempi della realizzazione del film che lo rende anche solo per questo un capolavoro.
Anton Walbrook, Deborah Kerr e Roger Livesey |
Splendide le interpretazioni dei tre protagonisti.
Deborah Kerr è capace di sdoppiarsi con credibilità, senza troppi travestivementi, ma redendole diverse grazie a piccoli accorgimenti.
Roger Livesey che pur invecchiato dal trucco, non perde niente della sua personalità e riesce a dare spessore al suo Clive, giocando con il suo magnifico accento inglese.
Su tutti e tre spicca il dolente Anton Walbrook, anche per i monologhi in cui è protagonista nell'intenso finale, fascinoso e bellissimo, anche quando viene invecchiato.
Voto *****
Trovate la scheda ufficiale dell'iniziativa e più sotto alcuni video.
Vi segnalo anche questo non presente in lista:
Gott Mit uns
Qui il monologo di Theo alla frontiera britannica e l'incontro finale con l'amico Clive.
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