Omaggio a JJ Abrams – Cinema vs Serie tv – Star Wars vs Fringe
Questa settimana abbiamo deciso di fare una digressione nella nostra rubrica omaggiando uno dei registi del momento ovvero JJ Abrams, ora finalmente al lavoro sulla sua magnifica ossessione Star Wars.
Jeffrey Jacob Abrams, questo il suo nome per esteso, regista newyorkese classe 1966,
è, come si suol dire, un nerd fatto e finito, uomo dalla mente
brillante, sembra non dare molta importanza alle mode sia nel cinema che
nella tv ma anche nel modo di vestire: non è raro vederlo in
abbigliamento casual, per dirla in maniera eufemistica, persino alle
prime.
Amante del cinema e della letteratura di
fantascienza, di cui conosce le opere a menadito, è un fan di Star Wars
fin da ragazzo, come direbbe il nostro amico Matteo Gabanella, che ci ha aiutato con la sua biografia e sulla sua filmografia:
“JJ non ama Star Wars, lo adora oltre ogni limite umano!”
Nonostante questo JJ ha accettato solo
dopo un anno di corteggiamento pressante da parte della Disney e di
Spielberg di dirigere la terza trilogia di Star Wars, ma si evince
chiaramente come, per lui, si sia realizzato un sogno.
Un sogno che rischia di costargli caro.
JJ, infatti, non differisce da Star Wars su una cosa fondamentale: o lo
ami o lo odi. E anche se la terza trilogia di Star Wars dovesse andare
bene, ci sarà qualcuno che lo odierà più di quanto non faccia ora.
Famoso prima di tutto per le serie tv, le cui tre più amate e celebrate, sono Alias, Lost e Fringe, ha iniziato da qualche anno a muoversi nel cinema con Super 8, chiaro omaggio del regista ad E.T. di Spielberg, Mission Impossible 3, gli ultimi due Star Trek e appunto Star Wars.
Noi, oggi, abbiamo l’ardire di accostare
l’esalogia di George Lucas, maestro, mito e mentore di JJ Abrams ad una
delle sue serie più famose, Fringe appunto.
Prima di continuare vi avvisiamo che
nell’articolo sono presenti numerosi spoiler sia sulla saga lucasiana
sia sulla serie tv, quindi chi non vuole sapere nulla non prosegua nella
lettura.
Abbiamo detto che Star Wars è la
magnifica ossessione di Abrams, la qual cosa si evince in tutte le sue
opere, a cominciare dalle tre serie citate: in Alias si parla di
conflitti tra genitori e figli, in Lost, per stessa ammissione del
regista, si parla di “15 Luke Skywalker che diventano eroi”, in
Fringe le cose si fanno persino più evidenti, sia per le citazioni
dirette e indirette, sia per il rapporto unico che lega Walter e Peter
Bishop, sia per altri personaggi, facilmente accostabili all’epopea di
Lucas, sia per le musiche si Michael Giachino, da molti definito l’erede
di John Williams. Cominciamo il nostro confronto con una semplice
frase, presente nel pilot della versione pre air di Fringe e tagliata
poi in quella che è andata in onda nel settembre del 2008:
“E’ stato suo figlio a trovare il modo per farlo lavorare, non io. L’intelligenza e’ di famiglia.”
Potrebbe sembrare una frase qualunque,
se non fosse che tanto l’intelligenza è una caratteristica fondamentale
per i Bishop quanto la Forza lo è per gli Skywalker.
Luke diventerà un jedi come suo padre, Peter uno scienziato come i due Walter.
Non è la sola cosa però. A inizio serie ritroviamo un Peter Bishop cinico, freddo. Deve essere costretto a tornare a Boston tramite un ricatto fatto da Olivia Dunham.
Lui è l’unico che ha la chiave per poter accedere al padre, rinchiuso
da 17 anni in una clinica psichiatrica. Dipendesse da lui, Walter Bishop
continuerebbe la sua permanenza nel manicomio e le interazioni iniziali
non sono certo rosee, anzi. Peter non fa mistero di odiare suo padre,
non perde occasione per provocarlo con frasi taglienti, quasi al limite
della crudeltà psicologica. In realtà pian piano gli autori ci mostrano
il perché di questo atteggiamento e scopriamo che abbiamo a che fare con
ciò che potremmo definire “la caduta degli dei”. Il piccolo Peter
venerava letteralmente il padre, la dimostrazione l’abbiamo in uno
splendido monologo fatto dal giovane Bishop, per calmare un genitore
completamente nel panico, in cui descrive un giorno di vacanza. Le
parole che usa, l’espressione del volto, il racconto verbale e fisico ci
restituisce proprio il ritratto di un uomo che ha cominciato a odiare
il padre non solo per le sue mancanze, ma perché di fatto Walter Bishop
si è dimostrato diverso dal mito che Peter credeva che fosse. Tutto ciò
non può che richiamare in maniera palese un parallelo con Luke Skywalker nel momento in cui scopre che Anakin, suo padre, non era più il valoroso Jedi che lui pensava che fosse ma era diventato Darth Vader, il suo peggior nemico.
E continuando con questo paragone, è
curioso notare come tanto Luke ci metta un anno per accettare questa
verità sul padre e decida di amarlo per quello che è, provando a buttare
giù la maschera del male, quanto Peter ci metta altrettanto per
accettare suo padre tanto da fargli il discorso sopracitato e arrivare a
fargli un piccolo significativo regalo e in tutto questo tempo non
assistiamo solo alla sua di maturazione ma anche a quella di Walter.
Infatti se quest’ultimo ispira simpatia fin da subito, non si può certo
dire che nel pilot fosse proprio una brava persona. Ricordiamo che
aggredisce Astrid pur di fuggire alla sua tutela nel quarto episodio
della prima stagione. E nel settimo riprende a fare esperimenti sul
figlio, parlando di quelli che gli fece durante l’infanzia con assoluta
nonchalance. E’ anche importante sottolineare che, proprio come Luke
non chiama subito “padre” Vader , Peter non chiami “papà”
per un lungo arco di tempo lo scienziato e il giovane Bishop finirà per
farlo proprio nell’episodio in cui, per la seconda volta, si troverà ad
essere tradito da Walter.
I
paragoni tra Anakin e Walter non si fermano qua, anzi bisognerebbe dire
i due Walter, ma prima partiamo con il Walter che abbiamo conosciuto
per primo. E’ ben noto a tutti il motivo per cui Anakin passa
al lato oscuro, ovvero il tentativo di salvare da morte certa l’amata
Padmé, il giovane jedi non si ferma davanti a niente, è pur vero che
prova a chiedere aiuto a Yoda, ma dopo aver ricevuto da quest’ultimo una
risposta priva di tatto, lentamente finirà per cedere alle lusinghe e
alle pressioni di Palpatine, bieco e geniale manipolatore dell’animo
altrui. Per Walter non vi è nessun demone tentatore, tuttavia le
circostanze sono molto simili: ha appena perso il suo Peter e ha davanti
a se la possibilità di salvare Peter dell’altro universo. E come Anakin
non si ferma. Emblematico in tal senso il suo dialogo con l’assistente
Carla Warren: “Mio figlio sta morendo, dottoressa Warren e non
permetterò che accada di nuovo. Esiste un solo Dio in questo laboratorio
e non è il suo.” e il modo in cui enuncia queste parole fa
chiaramente intendere di essere lui il Dio di quel laboratorio. Anakin,
su Mustafar, dopo aver sterminato i piccoli jedi al tempio, dice parole
non molto diverse: “Ho portato pace, giustizia nel mio nuovo impero.” e ancora “Non me la porterai via!”
Ad Anakin va male, a Walter va bene
visto che riesce a salvare Peter, tuttavia il suo ego, a quel punto,
diventa sempre più forte. Arriva a fare esperimenti sui bambini, sullo
stesso figlio. Esperimenti incentrati sulle percezioni e volti ad
aumentare le abilità innate nei soggetti. Nello stesso periodo Walter
riceve la visita di September che gli rivela una profezia riguardante il
bambino da lui salvato, strappandogli la promessa di non farlo tornare
nel suo mondo di origine. Questa nuova rivelazione deve aver fatto
aumentare a dismisura l’ego già alto del dottor Bishop. E’ un peccato
non aver potuto assistere a questo colloquio, anche se già quando
l’osservatore salvò Walter e Peter disse chiaramente al primo che Bishop
Jr fosse importante. E non vi è nessun dubbio che parlasse di Peter.
Chi crede il contrario lo fa per convenienza, per poter accettare un
finale privo di fondamento.
Parliamo invece dell’altro Walter, che, in apparenza sembrerebbe il più malvagio dei due, quando nei fatti, alla fine “Mister Secretary”
aveva motivazioni più solide del “nostro” Walter per agire come ha
fatto. Mentre era al suo laboratorio, infatti, stava cercando la cura
per Peter, venne distratto da September (volontariamente? Non lo sapremo
mai) e questo mise in moto una catena di eventi che culmineranno con la
guerra tra universi. Tornò poi a casa, non trovò il figlio, scoprì che era
stato rapito da un uomo uguale a lui, ci mise mesi per comprendere che
era stato portato via dal suo doppio e ci mise anche anni per riuscire
ad andarselo a riprendere. In più vedeva il suo universo andare a pezzi.
Senza voler giustificare le azioni malvagie da lui fatte, ma in quanti
avremmo agito diversamente? L’universo che ci viene presentato per
primo, sembrava il buono a noi spettatori, nei fatti è quello che ha
provocato il disastro, anche se con tutte le buone intenzioni. Eppure,
nonostante tutto, Walternate riesce a risalire la
china, basteranno poche parole del figlio, nella quarta stagione, per
aprirgli il cuore e la mente, tanto da spingerlo ad una reale
collaborazione con il “nostro” universo. Tutto questo non può non essere
accostato non solo ad Anakin, alla sua caduta e alla sua redenzione
finale per opera del figlio, ma anche al fatto che il confine tra bene e
male non è mai così netto, tematica presente tanto in Star Wars quanto
in Fringe. Da notare che anche nel modo di camminare Walternate ricordi
non poco la celebre camminata di Vader.
Tra Peter e Luke c’è un parallelo molto forte nella gestualità e nel modo di porsi.
All’inizio della seconda stagione di Fringe Peter si trova bloccato
alla sede F.B.I da uno degli agenti e il giovane Bishop se lo scrolla di
dosso con una gestualità che non può non richiamare da vicino quella
Jedi. Ma non è l’unico episodio che ci viene in mente: nella terza
stagione il giovane Bishop a contatto con la Macchina dell’Apocalisse,
detta Vacuum, si trasforma e comincia a uccidere i mutaforma a caccia di
informazioni. La scena in cui viene rivelata l’identità dell’assassino,
che mostra Bishop Jr incappucciato e con l’arma spianata davanti e
l’espressione feroce nel volto non può non richiamare la scena nella
grotta in cui Luke deve fare i conti con il proprio lato oscuro e
fallisce il test. Per non parlare poi di tutte le volte in cui sembra
che Peter abbia l’abilità di calmare le persone con il semplice tocco
delle mani. In un episodio gli viene chiesto esplicitamente da suo padre
Walter di farlo, in altri casi invece è un gesto naturale, quasi
inconsapevole. Tutto ciò non far che richiamare alla mente le ultime ore
di Anakin e quella mano di Luke posata sulla sua spalla in un gesto
che, presumiamo, voglia essere sia affettuoso sia un tentativo di sedare
con la Forza il dolore fisico che in quel momento il padre sicuramente
stava provando. Più volte poi, in Fringe, viene rimarcato il fatto che
Walter è cambiato in meglio grazie a Peter e, senza di lui, sarebbe
l’uomo terribile di un tempo. Walter spesso ripete:“Non posso perderlo di nuovo. Non posso.”
Un ultimo parallelo tra i due personaggi
lo si può trovare nelle scelte più difficili per loro: Luke, contro
tutto e tutti, decide di salvare suo padre invece di ucciderlo, Peter,
di nuovo contro tutto e tutti, decide di creare un ponte di guarigione e
pace tra i due universi invece di distruggere uno dei due. La frase che
Peter dice ad Alt Liv: “Ci sono milioni di innocenti nell’altro
universo… come qui… persone con un lavoro, una famiglia, una vita. Devo
credere che ci sia un altro modo. E qualsiasi sia la mia parte in tutto
questo… devo credere che ci sia un altro modo. C’è sempre speranza,
vero?” richiama abbastanza la frase che Luke dice a Leia su Endor: “C’è ancora del buono in lui. Lo so. Devo tentare Leia. E’ nostro padre.”
Sia Luke che Peter non si ritengono speciali e sembrano non accorgersi del fatto che riescano a cambiare in meglio le persone che li circondano.
Sia Luke che Peter non si ritengono speciali e sembrano non accorgersi del fatto che riescano a cambiare in meglio le persone che li circondano.
Un altro paragone interessante si può trovare tra Olivia e Anakin.
Entrambi si ritrovano ad avere dei poteri sovrumani ed entrambi
coltivano una rabbia mal repressa, frutto di un’infanzia disastrata.
Olivia odia i suoi poteri, vorrebbe tornare la bambina che era un tempo,
prima di subire gli esperimenti d Walter e Bell, vorrebbe tornare
normale, si sente un’anomalia e lo ripete spesso. Anakin, dietro la sua
arroganza, nasconde una fragilità d’animo incredibile, fragilità nata
dalle continue pressioni del consiglio jedi. Anche se nei film non viene
esplicitamente detto, Anakin non è molto contento di essere il
prescelto, rifiuta la profezia, ma al contrario di Olivia, non rifiuta
mai i suoi poteri, è fiero del suo particolare legame con la Forza e sa
di saperne
più di tutti su quest’ultima e non ne fa mistero. Abbiamo visto che
Olivia sa essere molto empatica con le vittime, ma abbiamo visto anche
il suo lato oscuro, in particolare ad inizio della quarta stagione, è
una donna totalmente diversa. Sembra svuotata dentro. Letteralmente. E
non esita ad aggredire un altro degli ex bimbi anche lui vittima degli
esperimenti del Dottor Bishop. Sembra fredda. Inaridita. Ha paura degli
altri e di se stessa. E l’arrivo o meglio il ritorno di Peter nella sua
vita mette in pericolo il muro che lei ha messo davanti al mondo, un
muro che cela il suo vero io. A proposito dell’empatia dell’agente
Dunham con le vittime la si potrebbe accostare al fatto che Anakin
voglia liberare gli schiavi su Tatooine: forse perché entrambi sono
stati vittime di soprusi si sentono particolarmente vicini a coloro che
li subiscono. Tra l’altro Olivia, anche se è molto chiusa nel personale,
riesce a farsi ben volere sul lavoro da tutti, in particolare dal suo
capo Broyles, che all’inizio la detestava, dall’agente Charlie Francis,
il suo migliore amico e da altri e il giovane Anakin è l’unico che
riesce a farsi amare dai cloni, insieme ad Obi-Wan, proprio la sua
capacità di empatizzare con loro.
In uno splendido monologo della quinta
stagione, forse il più bello fatto da quel personaggio, Olivia rivela a
Peter che ciò che l’ha spinta a buttarsi a capofitto nel compito di
salvare l’umanità non è stato niente di così nobile. Racconta che quando
seppe di essere rimasta incinta, era terrorizzata dal fatto di non
poter essere una degna madre per la sua piccola a causa degli
esperimenti subiti da bambina. E quando la sua bimba fu rapita, lo vide
come un chiaro segno rivelatore di questo. Non voleva affrontare ciò che
nel suo cuore era già scritto, ossia che la piccola Henrietta era morta
a causa del suo essere indegna, così decise di buttarsi tutto indietro e
di occuparsi del resto del mondo. Questo può ricordare l’atteggiamento
di rifiuto che Anakin mostra nei confronti di Luke, cercando di fargli
credere, a tutti i costi, di non essere meritevole del suo affetto e del
suo perdono.
Un altro accostamento audace lo potremmo fare tra il maestro Yoda e September, l’Osservatore per eccellenza.
Yoda
nasce come un personaggio molto particolare, creato da Frank Oz,
l’inventore dei Muppets, di cui ne riprende le caratteristiche, quando
lo vediamo la prima volta sembra solo un buffo elfo di palude, per poi
rivelarsi un saggio e potente maestro jedi. Sembra la perfezione fatta a
persona. Sembra sapere tutto e invece non è così. Checche ne dicano i
detrattori, Lucas su di lui, nella nuova trilogia, i celeberrimi
prequel, ha fatto un lavoro magnifico, mostrandoci il suo lato fragile e
umano. Il saggio e potente maestro jedi, infatti, è stato, complice,
seppure involontario, di Palpatine nella distruzione dei jedi. C’è un
abisso tra lo Yoda della vecchia trilogia e lo Yoda dei prequel: il
primo, a suo modo, mostra di tenere alle persone, ha compreso che non si
deve e non si può ignorare il particolare, che le vecchie regole non
potevano andare bene sempre e ha deciso di affidarsi al figlio di colui
che ha tradito l’ordine. A Luke Skywalker. Certo, quando lo accoglie non
usa proprio il massimo della gentilezza, però già si evince che è
deciso a lasciarsi andare. E l’affetto che mostra per lui sul proprio
letto di morte è sincero. Nei prequel, invece, vediamo uno Yoda
distante, in apparenza incapace di provare amore o anche solo empatia,
non solo per il discorso ad Anakin, ma perché, per lui, gli affetti
sembrano essere qualcosa di sbagliato. E’ arrogante, sicuro di se,
troppo sicuro di se. E non sospetta mai di Palpatine, solo quando la
verità gli sarà sbattuta in faccia, con la terribile strage al tempio
jedi, la maschera di Yoda crollerà, mostrando il suo dolore e anche la
sua rabbia, arrivando a farsi accecare da quest’ultima. September ci
viene mostrato all’inizio come una strana creatura, priva di
caratteristiche umane, un essere proveniente non si sa da dove, né da
quando, che raccoglie dati sugli eventi e fa chiamate enigmatiche e si
esprime con frasi sibilline. In realtà poi scopriamo che non è proprio
così. Ha sempre vegliato sulla vita dei Bishop, arrivando ad
affezionarsi e a sacrificare se stesso per loro. Se Yoda, all’inizio, è
incapace di gestire i proprio sentimenti e cerca di nasconderli,
considerandoli male, September non prova davvero nulla agli esordi della
vicenda. E’ realmente distaccato. Non cattivo. Semplicemente privo di
sentimenti e emozioni, che però farà entrare lentamente dentro di lui e,
appunto, finiranno per travolgerlo.
Prima di arrivare alle conclusioni di
questo lungo articolo, vorremmo fare un ultimo paragone: all’inizio
dell’articolo abbiamo detto che Michael Giachino sia una sorta di erede
di John Williams. Vi sono molte sue colonne sonore che lo provano, in
particolare musiche come “Labor of Love”, “Star Trek Main Theme”,
“Life and Death”, “Locked Out Again”, “Parting Worlds”, “There’s no
Place Like Home”, “Moving On”. E anche in Fringe ha dimostrato questa sua bravura creando temi musicali magnifici come “Across the Universe”, il tema d’amore di Liv e Peter che ricalca molto “Across the Stars” di Williams, tema d’amore di Anakin e Padmé. Molto belli anche i temi sui singoli personaggi come “Peter’s Theme”, “Olivia’s Theme”, “Walters Theme” nonché “The Vanishing Bishop”, “The Observers” e “Reciprocity”.
E ora eccoci alle conclusioni.
Star Wars è una saga, anzi è La Saga per
eccellenza della storia del cinema, ci sono tante opere, non solo
cinematografiche, ma appunto anche televisive, che gli debbono molto.
Lucas ha avuto il coraggio di mettere
come eroi non solo persone comuni, che arrivano dal nulla, ma mostrarci
anche i loro lati più tetri e fragili, specchio di un’intera società, di
un’intera galassia.
Fringe, fino alla terza stagione,
raggiungeva vette davvero elevate sia come storia sia come recitazione,
la scelta del ponte lasciava ad intendere una svolta davvero epocale in
fatto di tematiche. Si sarebbe andati oltre il classico conflitto
manicheo? Così sembrava. La cancellazione di Peter, se avesse seguito i
binari voluti dagli autori, ci avrebbe portati dritti alla rivelazione
sul mistero degli Osservatori.
Tuttavia, per dirla banalmente, la
storia con i se e con i ma non si fa e, di fatto, quella cancellazione, è
stato l’inizio della fine del vero Fringe, portandoci ad un finale che
rinnega totalmente il famoso another way tanto voluto da Peter. E ci
permettiamo di chiosare su una cosa: com’è che se Anakin fa la strage
dei bimbi al tempio per salvare Padmé, viene considerato un mostro,
mentre se Walter, decide, volontariamente e scientemente, di distruggere
una razza alla radice come gli Osservatori, per ridare a Peter la sua
famiglia, ci sono un sacco di persone che ci parlano di redenzione di
Walter? A noi paiono la stessa identica cosa. E’ vero, molti Osservatori
hanno dimostrato di essere simili ai nazisti, ma distruggere il male
con il male, la storia di Anakin insegna, non porta a nulla di buono.
Star Wars si merita 10 per la coerenza, la struttura narrativa, le tematiche affrontate e molto altro.
Fringe 8, perché malgrado il pessimo finale, noi non rinneghiamo il magnifico viaggio.
Vi lasciamo con alcune citazioni che, per noi, sintetizzano al meglio le due opere:
“L’oscurità è paziente e generosa. E
vince sempre. Ma al centro della sua forza sta la sua debolezza. Una
candela è sufficiente a fermarla. L’amore è più di una candela. L’amore
può accendere le stelle.”
“Trova la crepa. Nell’oscurità c’è sempre una crepa. Ed è da lì che entra la luce.”
“Non posso lasciarti. Devo salvarti”
“Lo hai già fatto. Dì a tua sorella che avevi ragione nei miei riguardi.”
“Ho passato gli ultimi giorni con
l’altro Walter e sono rimasto sorpreso nello scoprire che non era l’uomo
che pensavo che fosse. Ma non sono sorpreso di scoprire che sei l’uomo
che sei”.
“E’ una cosa buona?” “Sì, Walter, è una cosa molto buona.”
“Luke” “Padre” “Figlio vieni da me.” “Non riuscirò a resistergli”
“Tuo padre si fece attrarre da quello
che c’era oltre la soglia, mentre tu hai resistito. Ora sei forte e sei
pronto per il confronto finale”
“E’ un modo particolarmente complicato per dire che sei un uomo migliore di quanto io non sia”
“Non importa di chi sia la colpa. Tu sei mio papà”
“La mia strada è diversa dalla tua. La Forza sarà con te, sempre.”
“Avevo torto riguardo a te. Non sei l’uomo che pensavo che fossi. “
“Tu sei esattamente l’uomo che pensavo diventassi.”
“L’amore è la risposta all’oscurità.”
“Ho una teoria che riguarda
unicamente i principi umani. Io credo che tu non possa essere stato
cancellato completamente perché le persone che ami non hanno potuto
lasciarti andare e tu non hai potuto lasciar andare loro. Credo che voi
lo chiamate amore.”
“Avrei tanto voluto averlo conosciuto” “Aveva tanta forza, tanto coraggio ed era un vero amico.”
“Volevo dirti che… non l’ho mai avuto
nella mia vita… Walter dico… e ora grazie alla tua insana operazione
lui fa parte della mia vita. E penso… penso di essere stato solo un po’
spaventato. E forse temevo che lui… parlando con quella donna… comunque
sia volevo dirti scusami. Avevi ragione. Grazie.”
Fonte: Over There
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