La ragazza delle arance di Jostein Gaarder
Buon giovedì a tutti.
Sì, sono ancora viva, ma sono in convalescenza post operatoria ed è lunga.
Ne approfitto per recensire finalmente il libro che mi ha regalato la mia socia Krishel/Simona quando è venuta a trovarmi il mese scorso su al lago.
A proposito ora sono a casa a Burago.
Scusate se la recensione sarà più corta del solito.
ATTENZIONE SPOILER
Sì, sono ancora viva, ma sono in convalescenza post operatoria ed è lunga.
Ne approfitto per recensire finalmente il libro che mi ha regalato la mia socia Krishel/Simona quando è venuta a trovarmi il mese scorso su al lago.
A proposito ora sono a casa a Burago.
Scusate se la recensione sarà più corta del solito.
ATTENZIONE SPOILER
Gaarder ci racconta una storia malinconica e tenera che ha il sapore delle favole antiche, senza infarcirla di melassa, ma anzi lasciandoti dentro una sana visione del mondo come pochi sanno fare.
L'adolescente Georg trova la lettera che suo padre gli scrisse prima di morire, una lettera non per il bambino che era, ma per il ragazzo che è diventato.
Un lungo botta e risposta tra padre e figlio che parlano della misteriosa ragazza delle arance del titolo, la cui identità viene colta subito colta dal lettore più attento.
Il loro è un dialogo fitto, estenuante, divertente e malinconico, l'angoscia che prende Ian alla disperata ricerca della giovane prende anche noi, così come la sua gioia, la sua voglia di fino alla fine, la sua voglia di parlare con quel figlio che non potrà mai vedere adulto prende lo stomaco e lascia dentro un buco nell'anima nel contempo lo colma.
Le uniche cose che restano a quest'uomo sono la sua ferra volontà e un computer dove "parlare" con il figlio, quello stesso computer che il ragazzo troverà per trasformare la sua lettera in un dialogo e in un libro.
La paura della morte di Ian è qualcosa di palpabile, ci si sente sprofondare nell'abisso con lui, lentamente ed inesorabilmente, eppure qualcosa emerge, l'abbraccio verso il figlio piccolo e grande al tempo stesso, figlio che aveva percepito da bambino che stava per perdere il padre, tanto da arrivare a comprendere già allora che pure le stelle muoiono.
Eppure la speranza e l'affetto non muoiono, restano lì, così come la voglia di esplorare e sapere dell'uomo qui rappresentata dal telescopio hubble, una voglia che è anche mia, perché la curiosità di vedere oltre noi stessi ed il nostro piccolo pianeta è di ogni essere umano.
Un libro che non lascia indifferenti perché tocca l'anima e il cervello nei punti giusti.
Grazie cara Simo per questo dono prezioso.
Commenti
Grazie a te.