"Le guide del tramonto" di Arthur Clarke
Mia recensione con Spoiler in giallo.
Ed eccoci qui a recensire quello che, indubbiamente, è uno dei capolavori della fantascienza.
"Childhood's End" meglio noto da noi come "Le guide del tramonto" del grande scrittore Arthur Clarke.
Inizio seriamente a pensare di avere un po' di sfortuna con i finali in quanto, per la terza volta in pochi anni, sono incappata in un finale che mi ha smorzato un po' l'entusiasmo per l'opera che stavo visionando.
E' successo con il romanzo "Balzac e la piccola sarta cinese", il cui finale non commentai perché mi lasciò sconcertata ed è successo, come ben ricorderete, con la serie tv Fringe , il cui finale è una vera ciofeca.
Due opere che in maniera diversa mi avevano preso tantissimo, a tutt'ora, con entrambi ho un debito di riconoscenza grandissimo perché mi hanno fatto scoprire tante cose che non conoscevo e a tutt'ora sono entrambi fonte di ispirazione per il mio lavoro di scrittrice, anche se, ovviamente, in maniera molto diversa.
Tuttavia, ribadisco: hanno dei finali che mi hanno lasciato l'amaro in bocca.
E siccome, come si suol dire, non c'è due senza tre, eccoci con il capolavoro di Clarke.
Indubbiamente un libro eccezionale, con pagine di vera passione per la scienza e per l'umanità intera, Clarke sa tratteggiare la psicologia umana come pochi altri.
Ho amato alla follia Karallen, il segretario Stormgreen, Jan e Jean, personaggi diversi, ma ognuno di loro mi ha lasciato dentro qualcosa di inestimabile.
Il primo, Karellen, forse il reale protagonista della storia che passa la sua vita a fare da levatrice alla razza umana per permetterle di spiccare il volo verso un'evoluzione che, lo dico senza mezzi termini, non mi piace, ma ne parleremo poi.
Karellen è il super controllore dei Superni, la razza aliena che invade la terra a scopi pacifici, razza super tecnologica ed evoluta, ma sterile, non in grado di riprodursi, ma solo di vivere a lungo.
Karellen si affeziona all'umanità, in particolare a Stormgreen, suo primo vero amico umano, il segretario delle nazioni unite ha sempre appoggiato i Superni, capisce che i loro intenti sono nobili, malgrado alcune proibizioni intollerabili, tra cui quella di non esplorare lo spazio e trova il loro modo di governare la terra giusto ed equo, come in effetti è.
I Superni in poco tempo e con metodi autorevoli, non autoritari, mettono fine a tutti i conflitti, distruggendo ogni forma di razzismo e trasformando la Terra in una vera grande nazione, lasciando comunque che ogni stato si governi come vuole e lasciando anche che alcune piccole comunità ribelli, come nuova Atene, sorgano per dare spazio all'arte umana, ma anche per permettere loro di vedere dove ci sarà il primo passo verso il grande cambiamento.
I Superni hanno una peculiarità incredibile che non può non far sorridere e non può non essere un attacco al razzismo ed al bigottismo imperante, non solo all'epoca, che segnò non poco i trascorsi personali di Clarke, che, in quanto omosessuale, venne bollato e venne pure accusato di essere un pedofilo.
Ebbene è difficile non vedere nei Superni e nel malinconico Karallen qualcosa di Clarke perché la peculiarità di cui parlo è che loro, fisicamente, sono identici al Diavolo.
Ebbene sì. La scena in cui si mostrano lascia sconcertati alcuni esseri umani che però non hanno più paura, come non ce l'hanno i loro bambini, hanno saputo andare oltre il bigottismo e i paraocchi di molte religioni, hanno saputo vedere questi esseri per quello che sono. Come solo Stormgreen, il più grande amico di Karellen, era riuscito a fare diversi anni prima.
Come vedete il mio entusiasmo è intatto, c'è ancora, non è morto, l'opera di Clarke resta un capolavoro letterario anche ai miei occhi, nonostante il finale, a cui arriverò ve lo prometto, ma voglio prima parlarvi di altro.
Jan, un personaggio intrigante, che va contro la proibizione di esplorare lo spazio e si imbarca come clandestino su una nave dei Superni, Jan che paga a caro prezzo la sua curiosità e la sua sete di sapere, ma non si pente fino alla fine della scelta fatta, ha voluto incontrare le stelle e ha fatto bene.
Alla faccia di chi dice che Clarke non sia in grado di approfondire i suoi personaggi, in questo romanzo abbiamo un campionario favoloso di persone realistiche ed umane, e quelle che tra coloro spiccano sono sempre diversi e reietti: lo è Karellen, a suo modo, in quanto simbolo dei Superni con le fattezze del diavolo, lo è Jan, ragazzo nero e si sa come venivano trattati i neri negli anni 50 e lo è Jean, donna bellissima e "credulona" che però, con le sue credenze particolari comprende cose che il cinico marito capirà solo alla fine.
Clarke sei un genio ed io mi inchino alla tua genialità, alla tua sagacia ed al tuo immenso talento.
Il tuo è vero manuale sulla psicologia umana e su come siano sempre i diversi a saper andare oltre, non i cosiddetti normali., sono loro che sanno creare le più grandi tecnologie per il bene dell'umanità.
Il tuo libro è anche un inno all'uso corretto della scienza e della tecnologia.
Ed ora perdonami se toccherò il tuo prezioso finale.
L'evoluzione parte da Jeff, il figlio di Jean e George (che ha il quoziente intellettivo di un lombrico e la sensibilità di un frigo. Grande attacco di Clarke ai maschietti dell'epoca. Buah buah buah. ), Jeff che rischia di morire annegato a sette anni ma viene salvato da uno dei Superni, Rashaverak, in apparenza svagato e folle, ma sempre intelligente e perspicace, mandato da Karellen per capire bene certe dinamiche.
La scena del salvataggio di Jeff ha sicuramente ispirato gli autori di Fringe per il salvataggio di Peter, con tutto ciò che ne concerne: Jeff viene chiamato il suddito zero, Peter il ragazzo importante.
Clarke ha avuto il coraggio di andare fino in fondo, ha scelto una via indipendente, ce ne sono pochi di autori che hanno questo coraggio, io non critico l'idea, ma il modo in cui si è arrivati.
Jeff, sua sorella e tutti i bambini dell'umanità diventano la prossima tappa dell'evoluzione umana.
Cosa c'è di male in questo? Nulla, è un'idea grandiosa, ma non posso amare il fatto che questi bambini, per evolversi, debbano perdere ogni contatto ed ogni ricordo delle loro famiglie.
Non posso amare che diventino dei bruti, come dice anche Lauretta via mail, che usano i loro potere solo seguendo la "Grande mente" privi di personalità, di libero arbitrio, nudi, sporchi, con gli occhi vuoti peggio di un cadavere.
Non posso accettare che i loro genitori finiscano per distruggersi a vicenda non potendo più avere un legame con loro.
Il libro dice bene "Se ad una razza togli il futuro, l'infanzia, togli tutto"
Per me è un finale tragico, cupo, pessimista che contrasta con quanto detto prima, con l'idea che si possa arrivare all'età dell'oro, che però nel libro viene, giustamente, ricordato anche con il colore dell'autunno.
Come può un agnostico ed un ribelle come Clarke volere che l'umanità diventi questo? E' una sua idea?
Oppure vi è un'ironia sottile tipica dello scrittore americano che con quel finale vuole attaccare di nuovo il bigottismo dicendo "E' così che ci volete vero? Vuoti, tutti uguali, privi di spessore e libero arbitrio, burattini del vostro dio?"
Non lo so a dire il vero.
Potrebbe essere chissà, ne parlai a lungo anche con Annina e Krishel.
Non ho una risposta.
So solo che ho avuto incubi per giorni, incubi in cui vedevo questi bambini bruti distruggere tutto, anche la natura, perché manovrati dalla grande Mente che insegnava loro a sprigionare energia.
In questo finale triste ed angosciante mi identifico di nuovo in Karellen, il cui peso dei secoli e della missione grava sulle sue spalle come un macigno, su Jan, che ha pagato a caro prezzo la sua curiosità, ma non ha perso il suo lato sognatore e in Jean, che riesce in qualche modo a sentire ancora il figlio tramite le energie e muore insieme al marito che finalmente ha compreso tante cose, in primis il reale valore dei rapporti umani.
Voto al libro 10.
Voto al finale, sempre che non sia un'allegoria, 2.
Ho scelto quell'immagine di presentazione perché credo che rappresenti al meglio il libro.
Commenti
Innanzitutto complimenti per la recensione, come sempre, molto ben fatta e scritta, nonché ricca di particolari; mi è piaciuto molto soprattutto il modo in cui hai descritto i personaggi e in particolar modo i Superni, paragonandoli alla psicologia di Clarke, anche se non posso dire molto di essa, visto che il libro non l' ho ancora letto; in ogni caso anch'io, come te, mi definisco un lettore piuttosto "emotivo", cioé in un libro cerco sempre qualcosa di più di un modo per passare il tempo, mi piace cercare i significati più profondi che si celano dietro a tale libro, e se non mi lascia qualcosa, che sia un significato, un' emozione o altro, significa che non mi è piaciuto o che comunque non ha soddisfatto le mie aspettative. Perché in fondo i libri sono da sempre strumento di conoscenza e di confronto, seppur indiretto, di idee. Detto questo credo proprio che, vista la mia solita curiosaggine, darò un' occhiata a questo libro, se ne parli così bene, anche se comincio ad avere un pò di paura per il finale, infatti la parte più bella di un libro, per me, è sempre la fine, quando provi quel brivido nel voler scoprire come finirà il tutto, ma al contempo molta tristezza nel sapere che sia finito... vabbé, incrocerò le dita! Ancora tanti complimenti per l' articolo... e anche tanti auguri per il tuo libro!
Interessante punto di vista il tuo e penso che tu possa avere ragione, nel senso che noi possiamo diventare tutt'uno, ci credo molto in questo, ma nel contempo sono convinta che non ci sia bisogno di perdere la propria individualità e unicità. L'umanità è fantastica proprio perché non esiste un essere uguale all'altro, anche tra gemelli e veder perdere tutto così mi fa rabbrividire. Io penso che i nostri corpi che le nostre anime abbiano un certo valore unico e speciale e quel finale mi fa rabbrividire, lo trovo proprio una concentrazione di ciò che voleva un certo tipo di religiosità anni addietro: perdere totalmente se stessi, per diventare massa adorante, idiota e asservita e mi fa paura. Anche io credo che siamo tutti interconnessi, però si può esserlo non perdendo il se, la nostra speciale individualità.
Ho molto rispetto per le religioni orientali, ma confesso di essere più affascinata dall'animismo invece che dall'induismo: mi piace l'idea che in ogni essere ci possa essere una divinità, uno spirito, qualcosa di immanente. Io, comunque, non ci crederai forse, ma sono cattolica, anche se mi ritengo più cattolica progressista e ho da tempo una visione critica di molti atteggiamenti della Chiesa. Ti ringrazio di cuore per il rispetto che hai dimostrato per me e per il tuo bel commento. Un caro saluto e torna presto a trovarvi!
Ti ringrazio per i suggerimenti sugli autori, ultimanente sto leggendo dei racconti di Bradbury insieme a dei romanzi della Yoshimoto. E sono felice di sapere che sarai tra i nostri fan: la cosa mi fa davvero piacere. Mi permetto di suggerirtidi dare un'occhiata a questo mio articolo, scritto con la mia socia: http://enchantedforest81.blogspot.it/2015/01/person-of-interest-e-i-pregiudizi-sulla.html A presto spero ;)