Trent'anni senza Gilles
Trent'anni fa se ne andava in un terribile sabato di prove, Gilles Villeneuve, l'aviatore, colui che più di tutti fece sognare ed emozionare il popolo della Rossa.
Colui che riuscì a scalfire la corazza del Drake Enzo Ferrari che lo ricorderà come un figlio.
Spericolato e abile, gentile e generoso, impavido eppure timido, mai arrogante, mai borioso, viveva per le corse e la sua famiglia.
Vinse solo 6 gare con la Ferrari, ma lo fece in maniera unica, come sapeva fare lui e anche quando non vinse dimostrò come la passione vera porti a fare dei duelli memorabili come quello tra lui ed Arnoux per il secondo posto il primo luglio del 1979 a Digione in Francia
Ero piccola quando lui correva ed ero piccola quando lui se ne andò, eppure il suo mito mi è rimasto nel cuore, forse perché ho sempre avuto una predilezione per gli eroi impavidi, teneri e sfortunati.
Quando morì la rivista di Formula Uno, Rombo, gli dedicò questa copertina
Che per molti ferraristi come me e la mia amica Laura vale ancora.
Modena in questi giorni gli dedica una mostra monografica, di cui potete trovare informazioni dettagliate Qui.
Mentre a questo link si parla del libro che uscì poco dopo la sua morte e che ora ri-esce nelle librerie aggiornato.
Arrivederci Gilles.
Come disse un bimbo il giorno che morì
"Dio ha voluto con se il piloto più bravo"
Vi lascio con una chicca che pochi conoscono, Gilles contro un caccia dell'aereonatica italiana F-104 S, in un duello sul filo dell'impossibile in cui Gilles trionfò.
Per la cronaca anni ed anni dopo un altro mito della Ferrari Michael Schumacher ripeté tale duello, perdendolo e questo, sia chiaro, non vuole certo intaccare la leggenda di Michael che resta inarrivabile.
Commenti
Io stavo facendo i compiti, era un bellissimo sabato pomeriggio e non vedevo l'ora di uscire fuori e andare a giocare a pallone con i miei amici. Ma dopo quella notizia mi crollò il mondo addosso: fu, in un certo senso, la fine della mia infanzia e la presa di coscienza che il mondo era diverso da come me l'ero immaginato fino allora: anche gli Invincibili potevano morire. Non mi pareva possibile...
Non credo che nel cuore degli sportivi (TUTTI, non solo i ferraristi) esista un altro pilota più amato di Villeneuve. Nemmeno il grande Ayrton, nonostante i suoi trionfi. Villeneuve era un ragazzo 'normale', timido, minuto, amato proprio per la sua umiltà.
E oggi è giusto ricordarlo.