"The Grand Budapest Hotel" di Wes Anderson

E' con grande gioia che vi annuncio che questa mia recensione è su Giornale Apollo




Regia: Wes Anderson
Cast: Ralph Fiennes, Tony Revolori, Jude Law, Adrien Brody, Jeff Goldblum, F. Murray Abraham, Saoirse Ronan, Tilda Swinton, Edward Norton, Harvey Keitel, Willem Dafoe, Tom Wilkinson, Bill Murray, Owen Wilson, Jason Schwartzman
Genere: Thriller/Commedia
99 min
2014


L’ultima fatica di Wes Anderson, come sempre dal cast stellare, ci conferma l’impressione avuta con altre sue pellicole: è un regista molto europeo, con un stile grottesco, intrigante ed affascinante, difficilmente comprensibile dal pubblico Made in Usa.
L’unico regista statunitense a cui mi sento di accostarlo è Woody Allen, anche lui più amato in Europa che negli States, eppure questo suo film ha qualcosa di Oscar Wilde e del suo “Il fantasma di Canterville”. Sarà per lo stile grottesco sopracitato, sarà per l’ironia sferzante e la capacità di ingarbugliare e sgarbugliare una trama molto semplice ma per nulla banale, sarà infine per la capacità di far pensare lo spettatore senza diventare mai pesante, anzi, qualcuno potrebbe classificarlo un film leggero grazie alle risate che si fanno e commetterebbe un grave errore.tw
La storia è molto semplice dicevamo: un anziano scrittore( Tom Wilkinson da vecchio e Jude Law da giovane) ricorda il suo incontro con il vecchio Zero Moustafa(interpretato da anziano da un malinconico F. Murray Abraham e da ragazzo dalla promettente scoperta, qui all’esordio, Tony Revolori) nel 1968, nel rinomato ma ormai decadente “The Grand Budapest Hotel”, di cui quest’ultimo era il proprietario. Comincia così il nostro viaggio nella Budapest degli 30, grazie alle avventure del giovane Zero e del suo mentore, amico e fratello Gustav (interpretato da un fantastico Ralph Fiennes davvero a suoi agio in un ruolo del genere e, di fatto, reale protagonista del film), coinvolti, loro malgrado, nell’omicidio dell’anziana nobile Madame D. Celine (interpretata da un’algida e autoironica Tilda Swinton, semi-irriconoscibile dietro i chili di trucco), una delle innumerevoli amanti di Gustav che nell’hotel non si limita a fare il concierge dell’hotel, ma si prende cura personalmente delle dame che lo frequentano. Possibilmente “anziane, insicure, vanitose e bionde”.

Zero impara in fretta l’arte del suo maestro, quella di vegliare sul funzionamento del grand hotel, ma anche quella di sapersi arrangiare in mille occasioni e lo spettatore si trova a tifare per questa adorabile coppia di pazzi, con un loro codice etico e una loro cultura.rst
Si rischia di perdersi dietro all’adorabile tombeur de femme Gustav anche perché i suoi guai si moltiplicano a dismisura: ingiustamente accusato di omicidio, riuscirà ad evadere dal carcere con la collaborazione di alcuni “colleghi” detenuti e dovrà vedersela con uno spietato killer, che peraltro ha lanciato un gatto dalla finestra.
Tra le scene comiche più divertenti è da rimarcare l’inseguimento in slitta di Zero e Gustav dietro al killer in sci. L’epilogo poi è da antologia.
Tantissimi i personaggi incontrati, quasi impossibile citarli tutti, ma quelli che ci hanno colpito di più son: Agatha, la tenera e intraprendente fidanzatina di Zero, a cui presta il volto la sempre più brava Saoirse Ronan, che dimostra ancora una volta di sapere scegliere i suoi ruoli con grande acume; l’inquietante Jobling, una delle nemesi dei nostri eroi, interpretato divinamente da un autoironico Willem DafoeDimitri, l’altra nemesi, più d’elite, a cui ha prestato il volto Adrien Brody, il quale pareva divertirsi un mondo nella parte e infine M.Ivan, un collega amico di Gustav, che lo cava dai pasticci in una maniera molto spassosa, interpretato dal sempre eccelso Bill Murray. Da rimarcare anche il povero esecutore testamentario Deputy Kowacs, anche lui coinvolto suo malgrado nei pasticci proprio per aver accettato di badare all’eredità di Celine, a cui presta il volto uno stralunato Jeff Goldblum, uno dei tanti alleati di Zero e Gustav; il carceratoLudwig, che inizia ad apprezzare il concierge proprio perché ha capito i codici segreti del carcere, interpretato da un grande Harvey Keitel e il capo della polizia nazista Henckels, un Edward Norton in stato di grazia.ab
Il viaggio di Zero e Gustav attraverso l’est dell’Europa, è anche e soprattutto la scusa per riscoprire il nostro continente, raccontandone le vicende con lo sguardo innamorato di autore così particolare, capace di farci sentire a casa e di farci volare con la fantasia, di farci pensare e di farci ridere, oltre che farci piangere. Di farci insomma emozionare lasciandoci addosso una splendida sensazione di malinconia per quello che era ed è il nostro continente. E non è poco.
Non sappiamo quanto il film sia stato amato negli Stati Uniti, ma chi ama il nostro bistrattato continente non potrà non amare questo splendido messaggio d’amore.
Per noi Anderson ha diretto il suo capolavoro.

★★★★





Fonte: GIORNALE APOLLO

Commenti

Il cinefilante ha detto…
concordo pienamente con la tua recensione! una vera delizia! anche per me un capolavoro! l'ho visto ieri sera spero di riuscire a recensirlo domani!
Silvia Azzaroli ha detto…
Grazie Marlucche! Son contenta che la pensi come ! Ora vengo a trovarti!!!
poison ha detto…
Bellissima recensione, per un film che è un vero gioiellino.
poison ha detto…
Bellissima recensione, per un film che è un vero gioiellino.
Kris Kelvin ha detto…
Uno dei migliori Anderson degli ultimi anni, un film maturo e profondo, con una commovente riflessione sul passato e l'insensatezza della guerra... a me sono queste le cose che più hanno colpito, fermo restando che quello che hai scritto te è tutto giusto. Complimenti per la bella recensione e la tua collaborazione col giornale!
Silvia Azzaroli ha detto…
@poisson= grazie ^_^ e ovviamente concordo: gran bel film!

@Sauro= grazie carissimo per tutto. E hai ragione: è vero che è un attacco all'assurdità della guerra e sulla nostalgia del passato. Vorrei rivederlo in originale.

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