Il cielo sopra Berlino di Win Wenders



Il cielo sopra Berlino (1987)

[Der Himmel über Berlin, Germania, Francia 1987, Paranormale, durata 130']   Regia di Wim Wenders
Con Bruno Ganz, Otto Sander, Peter Falk, Solveig Dommartin


Ebbene sì, non avevo mai visto questo film.
Non avevo mai trovato il momento giusto poi la settimana scorsa ce l'ho fatta.
Di questa pellicola di Wenders si sa vita, morte e miracoli, molto prima dell'avvento del remake "City of Angels" del 1998.
Non mi soffermerò su quest'ultimo che pur non dispiacendomi, è sicuramente inferiore all'originale perché gli manca una cosa essenziale: la magia degli angeli.
ATTENZIONE SPOILER.

La storia è nota dicevamo, in quanto parla della decisione di alcuni angeli di diventare umani, uno è il protagonista Damiel (impersonato da uno strepitoso Bruno Ganz che non sbaglia un colpo) e l'altro è Peter Falk, (un favoloso Peter Falk che gioca a prendersi in giro e si auto-omaggia con tenera modestia) in persona, sì proprio colui che impersonava il mitico tenente Colombo dell'omonima serie tv.
La prima parte della pellicola è densa, molto parlata, stracolma di riflessioni sull'umanità, sicuramente non è un film per tutti, affascina vedere l'umanità dall'esterno, dal punto di vista di questi angeli, chiusi nel loro mondo sovrannaturale, che vegliano su di noi, senza poter essere finalmente umani, almeno per un po'.
Il loro sguardo è benevolo, tenero, ci apprezzano così come siamo, in una girandola di volti e luoghi che fanno girare parecchio la testa tanto da farci perdere il senso dell'orientamento.
E degli incontri che Damiel fa sono tre quelli che colpiscono lo spettatore:
- Quando consola a suo modo il ferito fino all'arrivo dei soccorsi, ferito che sente la sua presenza, senza però palesarlo fino in fondo.
- L'incontro con l'amata Marion( la splendida ed eccezionale Solveig Dommartin), la trapezista malinconica e sensuale, che dall'alto della sua professione non fa che pensare al suo destino precario e alla sua mancanza di reali rapporti umani con gli altri fino all'incontro con Damiel.
- Il primo dialogo tra Damiel e Peter Falk, quando questi ancora non lo vede, eppure sa che c'è e lo invita a raggiungerlo per poter parlare da pari a pari.
Prima di arrivare a questo, tuttavia, colpiscono molto i lunghi dialoghi tra Damiel e l'amico angelo Cassiel (in apparenza il personaggio più freddo, ma il suo interprete Otto Sander riesce a dare voce alle sue emozioni in maniera sublime), affascinato come lui dall'umanità, malinconico, però incapace di fare il grande salto per troppa paura, osserva l'amico andare e gli da un tenero addio con un abbraccio molto toccante.
Sicuramente la prima parte risulta più lenta, molto, troppo preparatoria, però nessuna frase e nessuna inquadratura paiono fuori posto, ergo non avrei saputo dove tagliare, onestamente.
La seconda è più veloce e più d'azione, ma non mancano le riflessioni culminanti nel bellissimo monologo di Marion, ansiosa ed ansiogena, spaventata all'idea di lasciarsi andare perché teme che Damiel non sia in grado di farlo sul serio, tanto che lo invita più e più volte ad amarla, chiedendogli se è davvero pronto e nel contempo è felice di esserlo, felice di saltare anche lei. Intensissima Solveig Dommartin in questa scena, da pelle d'oca, persino di più di quando volteggiava malinconica sul trapezio, dove era di una sensualità incredibile.
Dove arriveranno Marion e Damiel non lo sappiamo in questo film, lo scopriremo nel seguito che prima o poi vedrò, il finale tuttavia lasca di nuovo spalancata la porta della speranza ricordando che
"Siamo tutti sulla stessa barca".
E se questi innamorati vi è un lieto fine, mette addosso un velo di malinconia il mezzo rifiuto di Cassiel a Peter Falk, sì l'angelo lo ascolta, gli sta vicino, ma si ferma sulla soglia e non gli stringe la mano, spaventato all'idea che quella stretta lo porti a saltare.
Chissà.
Questi angeli malinconici, teneri dispensatori di verità e di affetto impalpabile, eppure bisognosi di essere umani, in tutto e per tutto, anche di mentire fanno un'immensa tenerezza e ci danno la giusta visione del nostro mondo, troppe volte mal visto, troppe volte poco considerato.
Mi ritrovo così tanto nello sguardo benevolo loro che è anche di Wenders e mi ritrovo nelle parole di Peter Falk quando dice a Damiel "Non posso dirti nulla. Il bello è questo".
Sì il bello è la sorpresa, non sapere cosa ci aspetta il domani, godersi il viaggio e lasciarsi andare come ha fatto lui.
Se Bruno Ganz colpisce per la fragilità, la malinconia e la forza del suo Damiel, donandoci una meravigliosa interpretazione, Peter Falk colpisce per l'autoironia, per la tenerezza, per il suo essere dispensatore di consigli, mai sopra le righe.
Bellissimo e divertente il dialogo con Marion, la quale sente che Damiel la cerca e allora si appella a Peter Falk chiamandolo "Tenente Colombo", sperando che il mitico tenente la aiuti a sbrogliare la matassa dell'uomo che lei sente di amare, ma non può vedere e lui che ha capito, ridacchia a suo modo, e la ascolta, sapendo che Damiel sta arrivando.
Complimenti poi a Wenders che dimostra ai facili dispensatori di volgarità che si può essere sensuali senza oscenità, la sua visione sulla donna è così rispettosa e tenera da fare quasi piangere.
Le sue inquadrature lasciano il segno ogni momento, sono molto reali, sia nel bianco e nero, che nel colore tanto che si ha la sensazione che ci siano davvero degli angeli in giro.
Stupenda la scelta di mettere il colore solo quando Damiel come angelo vede Marion e di far diventare tutto colorato solo quando lui salta.
Chissà quando avrò il coraggio di vedere il seguito "Così lontano, così vicino".
Di sicuro questo film è un capolavoro ineguagliabile anche per merito delle musiche sempre in tema.
Voto 10


Commenti

Krishel Mir ha detto…
E' più lo sguardo di un uomo innamorato quello di Wender su Solveig. Lo sguardo dolce e incantato di un uomo che ha imparato ad amare le donne per la loro vera essenza. E' anche per questo che Damiel si incarna, per afferrare il grande mistero celato dietro a quegli occhi.
Bella recensione tesora. Un punto di vista totalmente diverso dal mio.
Mauro ha detto…
Assolutamente un capolavoro.
Però non lo classificherei come "fantasy".
Saluti,
Mauro.
Silvia Azzaroli ha detto…
Grazie cara, mi fai arrossire. E' vero lo sguardo di Damiel è lo sguardo di Wenders ^_^.
Ehm scusami Mauro dove avrei detto che è un fantasy?

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