Fringe FanFiction - Capitolo 9 - I want to go home



Capitolo 9

Mesopotamia – 2000 a.C.-  Tre del mattino.
Sam Weiss e Peter Bishop camminavano da ore nel deserto, fermandosi solo qualche minuto, ogni tanto, per riprendere fiato ed energie.
Ormai erano vicini alla meta e Weiss non vedeva l’ora perché era stanco del suo compito che aveva pesato sulla sua vita in maniera esagerata.
Arrivarono ad una gigantesca costruzione bianca dove, a fatica, trovarono un altrettanto enorme laboratorio
“In teoria sono nato qui”
“Non mi hai spiegato come fai a viaggiare nel tempo…”
Weiss tirò fuori un grosso cilindro azzurro
“Regalo di un mio amico
“E chi sarebbe?”
“Thomas Jerome Newton”
“Capisco.” replicò Peter andandosi a sedere su una poltrona mezza rotta. “Ti ascolto.”
“Io non so bene come userai la Macchina, ma come vedi sia nel 2300 che nel 2010 i due universi sono in guerra, in qualche modo.”
“E sono legati.”
“Cosa te lo fa credere?”
“Lo so è basta. Forse perché, perdona la presunzione, sono legati a me.”
Sam sorrise compiaciuto
“Non è un’idea da scartare”
“Le due razze da chi derivano?”
“Da uno scienziato. Ad Oslo. Nel 2167”
“E chi è lo scienziato?”
“Dipende.”
Peter alzò il sopracciglio “Arriva al dunque, Sam. Non mi sto divertendo”
“Sei arrabbiato?”
“Tu cosa penseresti del fatto che il tuo migliore amico sapeva tutto sulle tue origini e te lo ha tenuto nascosto?”chiese in tono sarcastico il giovane Bishop.
“Touchè!”
“Prosegui, grazie. Lo scienziato chi è?”
“In universo sono Bell e tuo padre, quello vero intendo. Nell’altro sei tu
Il ragazzo si lasciò scappare una risata amara affermando: “Vedo che gli universi sono un affare della famiglia Bishop/Bell”

“E non sai il resto. Vedi ho conosciuto l’uomo che saresti diventato vivendo con tuo padre, il segretario. Non era molto diverso da quello che sei ora. Il suo mondo era sano, ma a causa di Bell e del suo uso della Macchina, finì per andare in rovina lo stesso. I due universi entrarono lo stesso in rotta di collisione, ma in maniera diversa, si fusero in alcune parti. Alcune persone impazzirono, altre resistettero e fu in quelle circostanze che conoscesti la tua Olivia.”
“Era fusa anche lei?”
Weiss scosse il capo “No perché l’Olivia del tuo mondo non si trovava nello stesso luogo. Era altrove, al funerale di sua sorella”
“Capisco. Eppure mi hanno detto che ho avuto dei figli da entrambe”
“Sì, per un po’ hai frequentato l’Olivia del tuo mondo, tuttavia non durò. Tu cercavi altro.”
“Prosegui. Come sono morto?”
“La fusione aveva provocato danni terrificanti come ti ho detto. La tua Olivia aveva dovuto sedare varie rivolte. Non amava fare cose del genere, però non poteva abbandonare il suo amico Charlie. Era il suo migliore amico lo sai. Fu così che un giorno, per errore, finì per uccidere una delle persone fuse. Voleva solo salvare Charlie. Non voleva uccidere. Da qui si scatenò un’altra rivolta durante la quale provarono ad ucciderla e tu le facesti da scudo”
Peter annuì “E’ sensato. E dopo?”
Sam sospirò “Dopo il tuo vero padre creò gli osservatori, lo fece ad Oslo, dove si era rifugiato per fuggire alle rivolte. Con lui c’era Bell. Non questo Bell. Tuo padre li creò perché erano stati i sentimenti per Olivia a spingerti a morire per lei. La odiava. Finì per ucciderla, ovviamente. E lei non fece niente per difendersi. Era annientata dai sensi di colpa”
Il giovane Bishop chinò la testa mentre gli occhi si riempirono di lacrime. “Perché non hai provato a fermare tutto questo?”
Stavolta fu Sam a scoppiare in una risata sarcastica “Cosa credi che abbia fatto per tutti questi anni? Ma non c’era modo di fermare nulla. Ero entrato in un loop temporale che continuava a ripetersi all’infinito finché non mi venne un’idea.”
“Dovevi trovare una variabile e fu così che mandasti September.”
“Più o meno. Lo incontrai durante uno dei miei viaggi. Era simile agli osservatori che conoscevo e nel contempo non lo era”
“Era uno di quelli che ho creato io?” domandò Peter.
“A dire il vero no. August lo era, ma lui no”
“Come? Ma… ma…  allora perché portano quei nomi?” il ragazzo chiese incredulo. Sam non gli rispose, limitandosi a sorridere e quel sorriso ebbe il potere di fargli capire ogni cosa. “Glieli avete dati tu, Nina e Bell quei nomi insieme al Walter del futuro. Avete creato questa task force per cercare di trovare una soluzione. E la Macchina?”
“La Macchina come ha detto il grande capo la creasti tu insieme ai tuoi figli. Era quasi pronta quando venisti ucciso. Si basa sugli scritti di questa antica terra Peter. Creazione e distruzione. Vacuum. Tu puoi farlo, noi no”
“Ma sei anche tu un guardiano del tempo. E dopotutto io sono importante per quegli osservatori sono stati creati da mio padre o da me stesso”
“Sì e no.”
“Mi stai mandando in confusione, ora. Lo hai detto tu che…”
Sam sorrise “C’è qualcos’altro, Peter. Qualcosa che mi ha fatto capire che tu sei importante oltre questo. Vedi nessuno di quegli osservatori ha dentro di se il tuo dna. Nessuno. E a nessuno di loro è stato ordinato di proteggerti”
“Hai detto che è stata creata la task force per creare una soluzione”
“Esatto. E’ stata quella task force a creare la profezia su di te. Solo nel futuro. Nel futuro che noi stiamo cercando di impedire e tu stai agendo in maniera strana.”
“Mi stai dicendo che sono una variabile non prevista?”
Sam annuì allugandogli la profezia con sopra le scritte antiche “Sì neanche quella task force ha previsto i tuoi passi. Hanno solo scritto chiaramente il tuo nome dicendo che tu eri la crepa da cui entra luce e scaccia l’oscurità. “
Peter lo fissò dubbioso per qualche minuto poi, all’improvviso, comparve un sorriso timido “Allora forse ho trovato l’altra via. Torniamo a casa”


Liberty Island – Other Side

Peter entrò nella stanza dove era tenuta la Macchina. L'idea di entrare in quell'affare gli piaceva poco, ma sapeva che era l'unica soluzione.
September si avvicinò a lui “Abbiamo portato le altre Macchine nei punti da te indicati.”
Il giovane Bishop si voltò “Quante sono?”
“In teoria sono due, due nel futuro e due qui nel presente”
Il ragazzo sorrise “Bene. Speriamo che funzioni.”
Olivia scansò delicatamente l’osservatore “Non mi hai ancora detto che hai in mente”
Peter la guardò un po’ confuso e imbarazzato. Detestava dover spiegare i propri processi mentali.
“Vedi hon, è complicato da spiegare persino a me stesso… Diciamo che voglio aiutare quella task force a trovare una soluzione.”
“E sei sicuro di quello che stai facendo?” chiese lei divertita.
“No e tu come ti senti?”
“Un po’ di nausea ma potrebbe essere la nausea mattutina”
Il giovane le sorrise intenerito “La nostra piccola inizia già a farsi sentire. Senti ma sul serio vuoi chiamarla Henrietta?”
“No, tuttavia…”
“Tuttavia?”
“E’ l’unica cosa su cui sono d’accordo i tuoi amabili padri. I loro nipoti si devono chiamare Henry ed Henrietta”
Peter alzò gli occhi verso il soffitto
“Va bene, non ci voglio pensare. Ora riesci a spegnerla? Debbo trovare il modo di entrarci.”
Stavolta fu Olivia ad alzare gli occhi verso il soffitto.
“Ci provo.”
“Sei sicura?”
“No” ridacchiò lei per poi avvicinarsi alla Macchina che continuava a fare degli strani rumori.
Concentrò ogni pensiero sul quel gigantesco meccanismo sperando di poterlo fermare.
Doveva farlo.
Si udì un altro forte rumore e la Macchina si spense.
Il giovane Bishop sorrise mormorando: “Ce l’hai fatta”
Lentamente si avviò verso il Vacuum non senza aver prima dato un piccolo bacio ad Olivia.
Sentiva che lei lo aiutava a tranquillizzarsi.
Iniziò a salire mentre tutti gli altri lo stavano ad osservare.
I suoi due padri, sua madre, September, Bell e la stessa Olivia.
Doveva trovare un’altra via.
Doveva trovarla.
Lo doveva a tutti in qualche modo dato che ognuno di loro aveva lottato per lui.
Aveva sempre detestato quell’assurda guerra e sapere che ce ne sarebbe stata un’altra in futuro, ancora più terribile e per di più combattuta da due supposte razze superiori lo spaventava a morte.
In silenzio si concentrò sul destino di quei due mondi.
Nel presente e nel passato.
Chiamò a raccolta ogni ricordo felice e anche ogni dolore.
Persino la paura di essere considerato pazzo e di avere perso tutto.
Per tanto tempo aveva desiderato di trovare il suo posto.
Ripensò a Mathis, a quella poliziotta di provincia tosta e un po’ permalosa.
Anche lei aveva parlato di trovare la crepa nell’oscurità.
E ora si trovava nella difficile situazione di dover essere lui quella crepa.
Chiuse gli occhi entrando nella Macchina mentre altre immagini scorrevano nella sua mente.
Il suo mondo in rovina.
Il mondo del futuro in rovina.
Due mondi che si distruggevano a vicenda.
Doveva finire.
Adesso.
Il Vacuum fece un rumore violentissimo mentre le forze gli vennero improvvisamente meno.
Era come se quell’aggeggio gliele stesse risucchiando, ma non poteva uscire.
Non ancora.
Un’altra scossa violenta. Stavolta investì l’intero edificio facendolo tremare.
Un’altra ancora.
E un’altra ancora.
Non aveva bisogno di aprire gli occhi per capire cosa era avvenuto.
I due mondi si erano uniti.
Nel presente e nel futuro.
Tramite un ponte che lui aveva creato.
Intravide da lontano lo sguardo del grande capo degli osservatori.
Stava sorridendo. Era un mezzo sorriso, ma era pur sempre un sorriso.
E aveva i capelli.
Peter sorrise riaprendo gli occhi trovandosi di fronte una nuova Liberty Island.
Erano due in una.
Scese lentamente le scale andando incontro ad Olivia che, ancora interdetta, gli chiese.
“Ho creato un ponte tra i nostri universi. Ho visto che sono legato e se uno muore, muore anche l’altro.”
Davanti a loro vi erano il segretario Bishop, Elizabeth, Walter, Bell, Nina, i due Broyles, Sam Weiss, l’altra Olivia, l’altro Charlie e un Settembre un po’ cambiato. Anche lui aveva i capelli.
Il suo vero padre gli si accostò, mormorando:
“Non puoi chiedermi di…”
Subito Peter lo zittì
“Posso e devo, padre. Questa guerra deve finire. Ora! In questi giorni avete saputo mettere da parte le vostre divergenze e adesso che sono tornato volete ricominciare? Sono dunque io il problema? Se sapevo mi sarei…”
Stavolta fu September a fermarlo
“Giovane Peter, non dirlo. Ho visto il futuro senza di te. E vi era più desolazione che nelle teste vuote dei tuoi padri. Parlo di tutti e tre.”
Olivia e Alt Liv furono le prime a scoppiare a ridere insieme a Peter, seguiti poi da tutti gli altri.
Quando si ripresero dal momento di ilarità, il primo a parlare fu di nuovo Walternate
“Ma sia chiaro. Esigo che vivi di qua. E celebrerai le nozze con la tua fidanzata di qua”
Walter subito lo interruppe “Non esiste. Tu non puoi pretendere di…”
Peter li fissò con aria gelida zittendo entrambi “Basta! Vi assicuro che se non la finite risalgo sulla Macchina con Olivia e andiamo a sposarci in Mesopotamia nel 2000 Avanti Cristo il tutto officiato da Sam Weiss!”
Quest’ultimo ridacchiò “L’idea mi piace.”
Nina si intromise “Ora sarebbe il caso di iniziare a firmare qualche documento che attesti la pace, che dite?”
“Per una volta sono d’accordo con lei” rispose Olivia mentre Peter annuiva.
E a fatica sia Walternate che Broyles di side side si convinsero ad andare a chiamare i loro presidenti per firmare un accordo.
Quello che Peter non sapeva era che i due Obama avrebbero presto preteso di conoscerlo.

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Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6 

Capitolo 7

Capitolo 8  

Commenti

Krishel Mir ha detto…
Fine della storia. Anche se lo so che ci sarà un epilogo. Bel capitolo, ho amato soprattutto come Peter zittisce i due litiganti.
E ora aspettiamo l'epilogo.

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