Fringe Fan Fiction - Capitolo 6 - I Want to go Home



Capitolo 6


Una donna bionda entrò nella stanza dove stava riposando Peter, il giovane era girato supino e si  muoveva in continuazione come se stesse avendo un incubo, la donna si avvicinò e gli prese le mani, non l'aveva mai visto così bello, così fragile e così indifeso. Gli baciò la fronte. Era calda, ma non aveva la febbre. Piano piano scese e gli baciò il naso e la bocca.
Era così morbida e voluttuosa, lo voleva disperatamente, l'aveva voluto fin dalla prima volta in cui l'aveva visto, ma era stata troppo vigliacca per avvicinarsi davvero a lui, sotto sotto le faceva paura.
Il giovane lentamente si svegliò ricambiando il bacio dolcemente, era lei, la sua Olivia, era tornata da lui nonostante i suoi errori madornali?
“ Liv... io... “balbettò imbarazzato. Era così confuso e non voleva fare di nuovo lo stesso errore. Accese la luce per guardarla meglio negli occhi. Lei stava sorridendo.
“Scusami volevo essere sicuro” disse Peter chinando la testa. Olivia allargò il sorriso “No, lo capisco” replicò arrossendo.
“Non è da te comportarti così” disse ancora lui. “Pensavo mi avresti tenuto...” lei gli mise un dito sulle labbra “Fossimo stati in un'altra situazione sicuramente l'avrei fatto, ma ecco ora... ora non so nemmeno se torneremo a casa e se avremo ancora una casa. Ho bisogno di aggrapparmi all'unica cosa reale e solida che ho”
Peter spalancò gli occhi
“Di che parli?”
“Di te” sussurrò lei abbracciandolo. Amava così tanto il calore di lui. L'aveva sempre fatta sentire protetta. Peter la strinse forte baciandole i capelli dolcemente. Avrebbe voluto tenerla così per sempre.



Over There, Liberty Island

William Bell osservava dalla finestra il panorama con una certa inquietudine, aveva preparato per anni il suo piano ed ora stava accadendo tutto velocemente, troppo velocemente, pensava che avrebbe avuto più tempo, certo il suo schema era nato insieme a Jones e alla sua ZFT, ma c’erano state troppe incomprensioni tra lui ed il suo allievo un po’ troppo indipendente.
Sospirò mentre udiva in lontananza il battibeccare dei due Walter, aveva pensato di lasciarli soli in modo che potessero risolvere le loro divergenze anche se temeva che si sarebbero uccisi a vicenda ed in quel caso non sarebbero stati utili né a lui né al suo piano.
Aprì un minuscolo tablet di quell’universo ed iniziò a digitare qualche parola “Sam che diavolo stai combinando?” subito Weiss rispose “Nulla di che, dottor Bell. Ero in attesa di un suo ordine” William alzò gli occhi verso il soffitto “Non provare a pigliarmi per il culo. So che September è venuto da te. E so che sei in contatto con altri, inoltre hai scritto tu quel dannato libro sul primo popolo”.
Sam si prese il lusso di guardarsi in giro nel suo bowling prima di rispondere “Non è esatto che l’abbia scritto io” Bell digitò ancora “Non esiste nessun Primo Sam Weiss, nessuno Secondo Sam Weiss e nessun Terzo Sam Weiss. C’è soltanto un Sam Weiss e vorrei sapere a che gioco sta giocando”
Weiss si guardò di nuovo intorno. La sala era gremita, ma nessuno sembrava accorgersi di lui anche se era il proprietario. Era situazione piacevole quella di essere invisibile.
“Lo vorrei tanto sapere anche io. Non temere, terrò d’occhio Bishop e l’agente Dunham” e chiuse la connessione senza aspettare la risposta di Bell.
Quest’ultimo provò a scrivergli altre volte, ma non ottenendo risposta contattò qualcun altro di this side.
“Thomas Jerome Newton è il tuo creatore che ti parla, ho bisogno del tuo aiuto al più presto”
Newton che era rimasto nell’universo blu rispose alla chiamata tramite un piccolo comunicatore che Bell gli aveva fornito
“Comandate, Signore”
Bell era agitato e non si dava la pena di nasconderlo
“Sta per accadere”
Newton con la sua solita impassibilità rispose
“L’invasione?”
Belly sorrise mestamente
“Non solo. Hanno rapito il giovane Bishop, come sai lui è il solo che possa usare la Macchina, solo lui può creare e distruggere”
Il mutaforma annuì
“Ed avete deciso quale dei due universi debba sopravvivere?”
Il fondatore della Massive Dynamics sospirò di nuovo
“Non ancora. Ma un giorno dovrò farlo e convincere il giovane Bishop che sia la scelta più appropriata”
Thomas Jerome si concesse una risata
“State sottovalutando alcune cose, Signore. Comunque posso provare ad andare a cercarlo nel futuro, userò uno dei vostri dispositivi che avete creato sul modello degli invasori”
Stavolta fu Bell a scoppiare a ridere
“E chi ti dice che non siano loro ad aver copiato da me?”
Newton sorrise concludendo la comunicazione, uscì di casa e raggiunse il negozio di macchine da scrivere, dove si fece dare la solita chiave ed entrò nella stanzetta osservando con noncuranza la macchina che usavano di solito per comunicare con il segretario; la ignorò e si avvicinò all’angolo più remoto, aprì un porticina nascosta nel muro, dove trovò un minuscolo cilindro azzurro, sorrise e lo girò sparendo all’istante.

Ufficio del segretario della difesa, Over There.

Walternate passeggiava avanti ed indietro osservando il suo doppio che lo fissava con altrettanto odio
“A che gioco stai giocando con i tuoi amici? Pure quel tizio pelato che viene dal futuro, quel maledetto che mi distrasse apposta per chissà quale motivo” ringhiò mentre scuoteva il piccolo cilindro fluorescente.
Il dottor Bishop sospirò
“Non penserai sul serio che mi sia inventato tutto per tenermi Peter? E tu che lo vuoi far entrare in quella dannata Macchina per vendicarti di me? Se vuoi uccidi me, ma il mio universo non centra!”
Il segretario si avvicinò a lui a grandi passi
“E chi me lo garantisce? Tu? A quel tizio pelato io credo. Credo che mio figlio sia importante e forse per questo che lo rapisti per sottoporlo ai vostri dannati esperimenti e poi attaccarci no? Per usarlo contro il suo mondo di origine!”
Walter lo guardò furioso
“Con quale coraggio ci accusi di questo? Stai farneticando! L’unico motivo per cui rapii Peter fu per salvargli la vita, solo dopo scoprii che era legato al futuro dei nostri mondi”
Walternate scoppiò in una risata sarcastica
“Ti aspetti che ti creda?”
“Non mi pare che tu abbia molta scelta se vuoi riportare indietro Peter sano e salvo. Sempre che ti importi di lui” rispose in tono pacato lo scienziato
Il segretario era furente
“Peter è mio figlio. Certo che mi importa di lui. Cosa stai insinuando?”
“Io non lo farei mai entrare in quella Macchina” replicò Walter indicando la profezia che l’uomo teneva sulla scrivania.
“Non credevo gli potesse succedere nulla di male” affermò Walternate in tono risoluto “Non sono io che ho distrutto questo mondo”
“E’ stato un incidente. Io volevo salvare mio figlio” fece in tono angosciato il dottor Bishop.
Mio figlio” replicò arrabbiato il suo doppio.
“Non cambia la sostanza. Ora sei disposto a collaborare per salvarlo o no? Oppure vuoi continuare questa stupida guerra?”
Walternate andò a sedersi alla scrivania, una parte di lui voleva ancora uccidere il suo doppio, lo odiava con tutto se stesso per avergli rubato il figlio e gli anni che avrebbe potuto passare con lui.
“Sarà solo una tregua. Le nostre questioni non sono risolte” disse infine guardandolo con un odio terrificante.


Boston 2300.

Un uomo calvo si avvicinò a Peter che era tornato a fissare la vetrata su quel mondo desolato “Sentiamo cosa volete da me?” domandò in tono sarcastico.
“Come se fossi disposto davvero a collaborare” replicò l’uomo mettendo una certa emozione nella voce cosa che colpì il giovane Bishop che si voltò subito verso di lui, riconoscendolo all’istante
“Sei l’altro osservatore… l’amico di September… August?”
“Come mi conosci giovane Bishop?” chiese l’osservatore stupito.
“Alcuni mesi fa venisti nel mio tempo e salvasti una ragazza da morte certa. Chrtistina”
L’uomo calvo sorrise
“Christina Hollider. La osservo da tutta una vita”
Peter si avvicinò all’uomo
“Perché tu e September siete diversi dagli altri?”
August si guardò in giro
“E’ una lunga storia, legata ad una persona che conosci anche tu, credo. Sam Weiss”
Peter annuì “Sì, lo conosco è mio amico, anche se Olivia non lo sa.”
“E’ strano che sia tuo amico ma non ti abbia mai mostrato la profezia su di te. Viene dal nostro mondo, lo sapevi?” chiese August in tono gioviale.
“Lo immaginavo” replicò Peter cercando di ostentare una tranquillità che non provava. Parlare di quella profezia lo agitava molto. Non si sentiva all’altezza.
August stava per continuare quando si accorse, con la coda dell’occhio, dell’arrivo del loro capo e si smaterializzò lasciando il giovane Bishop interdetto.
Il capo degli osservatori non era solo, con lui c’erano le due Olivia che facevano il possibile per non guardarsi negli occhi, ognuna delle due provava un certo imbarazzo nei confronti dell’altra, l’Olivia bionda, in qualche modo, stava iniziando a provare pena per il suo doppio, si rendeva conto che era stata mandata per una missione per salvare il suo mondo e che, probabilmente, si stava legando a Peter, cosa che le provocava una malcelata gelosia. L’Olivia rossa, d’altro canto, si sentiva in colpa nei confronti del suo doppio e di Peter e cercava, in qualche modo, di rimediare anche se non poteva negare che una parte di lei avrebbe tanto voluto continuare la sua farsa con il giovane Bishop da cui era sempre più attratta. Cosa poteva fare? Guardò l’uomo che era di fianco a lei provando una certa paura e desiderando ardentemente di essere protetta da Peter. Arrossì per questo pensiero, dopotutto era sempre stata una donna indipendente, aveva salvato tante persone da morte certa, era un’eroina nel suo mondo, eppure ora si sentiva dannatamente fragile.
Il capo degli osservatori, nel frattempo, si era avvicinato al giovane Bishop e lo stava scrutando
“Dovete venire con me. Subito” disse in tono glaciale.
L’uomo e le due donne non replicarono e lo seguirono in un lunghissimo corridoio. Era tetro, stretto, immenso. Sembrava non finire mai. Camminarono per quasi mezz’ora fino a che non raggiunsero un portone gigantesco.
L’osservatore lo aprì tramite un minuscolo telecomando ed, insieme ai suoi ospiti, oltrepassò la soglia, ma subito si fermò indicando qualcosa nel buio.
Peter e le due Olivia non riuscivano a capire in che punto della stanza avrebbero dovuto guardare, dato che era avvolta nell’oscurità, poi qualcosa li colpì.
Era la Macchina.











Commenti

Anonimo ha detto…
Vediamo se finalmente riesco a commentare!
Che dire cara Silvia, a me come a molti fans, credo, era chiaro fin dall'inizio che Bell fosse il vero uomo dietro le quinte, invece che un vecchio rincoglionito, ossessionato dall'arca di Noè e i Gormiti.......
Badass Bell ha certamente piu spessore, e piu logica, perchè spiega molte cose, specialmente quelle che i produttori non hanno mai spiegato. Fa molto piacere rivedere anche Thomas J. Newton (che a prop. è il nome di un personaggio di una canzone di D.Bowie, ovvero DAVIDROBERTJONES!), e il redivivo Sam Weiss.
Ottimo racconto, come sempre! Aspetto il prossimo capitolo, e mi auguro che ben presto potrò leggere queste cose su carta!
Buon appetito!
Silvia Azzaroli ha detto…
Eh grassie socio ^_^. Ci tenevo un casino a dare più sostanza a tutti i personaggi, in primis ad uno come Bell che, come dici tu, è il vero master of puppets insieme a Walter!
Presto spero di pubblicare il capitolo 7! Buon pomeriggio

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